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 2013  aprile 28 Domenica calendario

LA MISSIONE DI GIOVANNINI: RILANCIARE L’ OCCUPAZIONE

Che qualcosa fosse nell’aria se l’aspettava, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini. Qualche contatto, qualche rapida telefonata con Enrico Letta c’era stata; in queste conversazioni aveva manifestato una preferenza per un ministero impegnato nelle politiche sociali e in grado di sospingere lo sviluppo; dunque, raccontano i suoi, la nomina a ministro del Lavoro per certi versi è stata una sorpresa materializzatasi nelle ultime 24 ore. Una responsabilità che per questo «civil servant» dal fortissimo profilo internazionale – asceso agli altari della cronaca politica per la designazione a «saggio» da parte di Giorgio Napolitano – giunge dunque un po’ inattesa, ma che intende affrontare con gli strumenti che lo hanno sospinto in una carriera di alto profilo: lo studio, il lavoro, l’impegno. Dalla poltrona del ministero di Via Flavia Giovannini avrà il compito di affrontare quello che ha recentemente definito «il problema principale del paese», ovvero l’occupazione. Nella consapevolezza da economista, aveva detto, che «con queste prospettive di crescita l’assorbimento del bacino di disoccupazione è una missione pressoché impossibile».

Romano, 57 anni, sposato e con due figli, per indole e caratteristiche personali il nuovo ministro del Lavoro è un personaggio che ha sempre preferito evitare i riflettori. Personalità istituzionale per definizione, di formazione economista-econometrico, è cattolico e amico di diversi cardinali, ma ha ottimi rapporti anche con il mondo delle Ong e dell’associazionismo più di sinistra con cui ha a lungo lavorato sui temi del welfare e dei nuovi indicatori del benessere, della sostenibilità dello sviluppo e del reddito minimo garantito. I nuovi indici per misurare il benessere e una maggiore precisione delle indagini sulle forze e sul mercato del lavoro sono il suo più importante contributo in questo triennio di presidenza dell’Istat, l’istituto dove ha compiuto larga parte della sua carriera, a parte la parentesi tra il 2000 e il 2009, come capo statistico dell’Ocse.

L’uomo è molto morigerato: lavora molto, non fuma, non beve neanche caffè. Non fa parte dell’élite, non la frequenta, non va a feste né bazzica circoli “importanti”, e quando non lavora preferisce la vita in famiglia. Gli piace il rugby, tanto è vero che è andato a vedere a diverse partite del torneo Sei Nazioni; quando può gli piace fare dei giretti in barca a vela – gliene hanno regalato una piccolina per i suoi cinquant’anni – sul lago di Bracciano, dove ha una casa di campagna dalle parti di Anguillara. Non è molto interessato al calcio, ma per tradizioni di famiglia ha una predilezione per la Lazio. Gli piace andare in ristorantini semplici, in trattoria. Appassionato di cinema, e spesso nei suoi interventi e nelle conversazioni ama fare citazioni tratte da pellicole. Il nuovo ministro non ha particolari rapporti o amicizie con i protagonisti del mondo politico e sindacale con cui avrà a che fare nei prossimi mesi, ma è benvoluto. Tutto dipenderà dai programmi dell’esecutivo e dalle proposte che il neoministro metterà a punto.

Lui per adesso preferisce aspettare e ragionare prima di parlare. Se è vero che i documenti dei «saggi» nominati da Napolitano costituiranno l’ossatura del programma di governo, per certi versi si potrebbero allora già anticipare alcune delle idee in tema di politica sociale e del lavoro. Nell’immediato, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali «in deroga» e una soluzione per gli esodati. Per rilanciare l’occupazione dei giovani si potrebbe ricorrere a un credito di imposta per chi assume lavoratori a bassa retribuzione. Più telelavoro per favorire l’occupazione femminile; meno vincoli per i contratti a termine in questa fase di crisi. Sulla rappresentanza, una revisione delle regole dello Statuto dei Lavoratori per evitare i «casi Pomigliano». Per il welfare e le tutele alle famiglie ci potrebbe essere una riforma dell’Isee. E, se ci fossero le risorse, ai saggi non dispiaceva il reddito minimo di inserimento.