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 2013  aprile 22 Lunedì calendario

«ATTORNO A MIO MARITO UN BELL’AMBIENTINO»

L’ultima volta c’era la neve. E Lucianino, Sandrino, Camillo, Fausto, ben carburati da due frizzantini alla trattoria "Agnello", si stringevano sghignazzanti, le espressioni birichine di quando lo facevano da ragazzi, per rientrare nell’obiettivo del fotografo e farsi immortalare («Per i posteri, per i posteri!») al fianco di "Pigio", che in jeans e giaccone, «accidenti, chi m’ha fregato il bicchiere?», pareva il più felliniano di tutti in quell’amarcord in salsa piacentina: lui, Pier Luigi Bersani, 61 anni, indiscusso e indiscutibile leader pd, favorito alle elezioni di febbraio, premier in pectore. La «lenzuolata» formato matrimoniale dell’artista Piero Bonvini gridava a tutta piazza Colombo ciò che il futuro avrebbe riservato ai compaesani e all’Italia intera: «Bersani presidente». E la Marcellina, signora del circolo pd, davvero non stava nella pelle. Era il 20 gennaio scorso. Bettola, 3 mila anime, porta d’ingresso della Val Nure, dove le colline diventano montagne e da dove un giorno di tanti anni fa Pier Luigi detto "Pigio", figlio del meccanico e benzinaio Giuseppe, partì, scandalizzando la madre cattolica e democristiana, per scalare le vette del Pci-Pds-Ds-Pd.
Ora, tre mesi e diversi sfracelli dopo, la moglie di Bersani, Daniela Ferrari, 60 anni, pure lei bettolese, dipendente di una farmacia comunale, madre di due ragazze ormai grandi, Elisa e Margherita, persona cortese, ma refrattaria a qualsiasi esposizione, scollina l’innata timidezza e decide di alzare il telefono per dire che suo marito non ha nessun motivo per piangere: «Non è vero, come vedo scritto in giro, che Pier Luigi ha pianto alla Camera, stringendosi la testa tra le mani. E’ un gesto per lui abituale, lo fa anche quando ride. No, non è tipo da queste cose...». Ieri a Bettola pioveva a dirotto. Non si scattavano foto.
E la lenzuolata è tornata a fare il suo mestiere in chissà quale letto. «E’ un bel po’ che non vediamo Pier Luigi in paese, accidenti che pasticcio, si sono disintegrati da soli i piddì» sospiravano alla trattoria Agnello. Ma lui che piange, no, questa non passa. «Ha le spalle larghe, è della montagna». Si può perdere tutto — la segreteria, Palazzo Chigi, perfino un intero partito — ma la dignità no. Daniela Ferrari, la moglie sempre un passo indietro, stavolta ha alzato un muro, e di lì non si passa. «Mio marito ha la coscienza tranquilla — ha continuato la signora —, sa perfettamente di aver fatto ciò che credeva più giusto. Non so se possono dire altrettanto alcuni di coloro che l’hanno affiancato in queste settimane: davvero un bell’ambientino, non c’è che dire...».
Prenderebbe un colossale granchio chi considerasse Bettola un monocolore bersaniano: qui la Dc l’ha quasi sempre fatta da padrona e alle ultime elezioni i berlusconiani hanno fatto mangiare la polvere ai Democratici di Pier Luigi (41% a 32%). Perfino il medico chirurgo in pensione, Mauro, 64 anni, che dalla palazzina che guarda il vecchio distributore di benzina del padre ha seguito con tremebondo affetto l’intero calvario del fratello segretario, l’aveva detto subito, ed eravamo a metà marzo, «che il sentiero per Pier Luigi è molto stretto, il terreno è minato». Si è beccato, insieme a qualche sfottò, anche del «bersaniscettico», ma quanto ad onestà intellettuale tanto di cappello. E il sindaco di Bettola, Sandro Busca, che non è mai stato del Pd e non ha bersaniani in giunta, ci ha messo un attimo a salire in trincea quando ha visto "Pigio" alzare bandiera bianca dopo il siluramento della candidatura Prodi: «Giochetti sporchi di persone subdole!». Non è terra da franchi tiratori: qui se non piaci, te lo sbattono in faccia. Anche per questo il figlio del benzinaio presto tornerà in questo lembo di Val Nure. «Per ricaricarsi e ripartire...» giurano gli amici. E sentirsi chiedere al secondo frizzantino: «Dai Pier, raccontaci di quella volta con Marini e Berlusconi...».
Francesco Alberti