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 2013  aprile 22 Lunedì calendario

FAR WEST

“L’oro viene estratto dalla terra, da qualche parte in Africa o chissadove. Poi viene fuso. Poi qualcuno scava un altro buco, e lo mette sottoterra un’altra volta. E paga degli uomini armati in divisa per tenergli la guardia. Non ha alcuna utilità. Se qualcuno osserva la cosa da Marte, si gratta la testa perplesso”. La citazione è di Warren Buffett, anno di grazia 1998. L’ha ricordata di recente Jeff Reeves nel suo blog MarketWatch sul sito del Wall Street Journal. Nel 2009 il leggendario investitore che è anche l’uomo più ricco d’America ritornò sullo stesso tema. In quell’occasione rispondeva a un giornalista della Cnbc. La domanda: dove andrà a finire la quotazione dell’oro, e che ruolo dovrebbe avere nel portafoglio di un investitore? Ecco la risposta di Buffett: “Dove andrà il suo prezzo non lo so, ma so che l’oro se ne starà fermo a guardarci senza fare niente. Mentre la Coca Cola continuerà a guadagnare soldi vendendo i suoi prodotti. Io preferisco la gallina che fa le uova, rispetto a una gallina che sta seduta a guardarti e ti costa pure delle spese di assicurazione e di custodia”. L’ultima battuta di Buffett, datata ottobre 2010, parlando con l’editorialista del New York Times Ben Stein: “Se prendi tutto l’oro estratto dall’umanità dalla preistoria ai nostri giorni, può essere contenuto in un grande cubo largo 20 metri. Con il suo valore attuale potresti comprarti
tutto il terreno coltivabile degli Stati Uniti. In più potresti comprarti dieci volte la Exxon. E ti rimarrebbero ancora 1.000 miliardi di dollari per le piccole spese. Oppure, potresti tenerti quel grosso cubo di metallo giallo. Cosa preferisci? Che cosa produce più valore?” Lo scetticismo di Buffett non ha certo convinto chi leggeva quelle sue battute nel 1998, o nel 2009, o alla fine del 2010. L’oro ha continuato ad attirare come un bene rifugio. L’ultima motivazione di chi continuava a speculare sul metallo giallo, era la sua presunta capacità di difenderci da una futura inflazione: un pericolo che peraltro continua a restare del tutto virtuale, nonostante le banche centrali stampino moneta a più non posso. Buffett ha finito per avere ragione da qualche tempo, con il pesante crollo dell’oro che a quota 1.350 dollari è sceso ai minimi dai due anni. Naturalmente chi ci ha creduto può ribattere che nel frattempo l’oro aveva fatto meraviglie, e Buffett si è perso delle opportunità di guadagno notevoli. Certamente non basta avere ragione dopo tanti anni, per uno come Buffett che ogni anno deve dare conto agli azionisti delle sue scelte di investimento. Ma Buffett può ribattere che dal 2009 ad oggi l’oro ha guadagnato “solo” il 45% mentre la Coca Cola (di cui lui è azionista) si è apprezzata in Borsa del 100%, oltre ad avere versato dei dividendi. Il fatto che l’oro sia stato a lungo un mezzo di pagamento (gold exchange, gold exchange standard) genera un’attrazione irrazionale. E c’è di peggio: l’argento. Meno citato nelle cronache finanziarie, ha uno status speculativo perfino superiore, con impennate al rialzo e tracolli ancora più pronunciati. Io, lo confesso, bevo Coca Cola.