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 2013  marzo 12 Martedì calendario

I 141 TAVOLI DELL’INDUSTRIA ITALIANA: TAGLI, ESUBERI E CASSA INTEGRAZIONE

Il calendario della crisi ignora il passaggio elettorale. Basta andare sul sito della Cgil e leggere gli allarmi scattati solo nell’ultima settimana: Rcr Cristalleria Italiana di Colle Val d’Elsa , 12 mesi di cig a rotazione per 424 dipendenti; A2A, l’ex municipalizzata di Milano, cassa integrazione e 400 esuberi; Colgar di Quarto d’Altino a rischio chiusura con 24 lavoratori in bilico; Ceramic Insulator Livorno, 30 posti a rischio; Eurozinco e Siderpali di Anagni, 240 posti in bilico; Bonfiglioli, nel Bolognese, cassa straordinaria per 1.290 persone; Selex di Campi, accordo firmato per 55 esuberi.

Il governo Monti aveva promesso di prendere in mano il disperato tessuto produttivo italiano, ma in assenza di piani a lungo termine ci si è dedicati soprattutto a gestire l’emergenza: 141 tavoli di crisi aperti al ministero per lo Sviluppo economico, 48 dei quali portati a una conclusione condivisa tra parti datoriali, sindacati e lavoratori . Altri 20 casi sono vicini a una soluzione mentre 22 società restano in amministrazione controllata. Poi ci sono le situazioni più ingarbugliate, le crisi di territorio, i distretti che cadono a pezzi. “Bisogna avviare subito una fase di investimenti veri sul lavoro - dice Giampietro Càstano, il funzionario che ha gestito i tavoli ministeriali -. Le priorità? I settori con un margine reale di sviluppo (informatica, alta tecnologia, eccellenze tradizionali ma competitive) e il sistema dell’industria pesante, che non possiamo abbandonare. Infine il Sud, di cui non si parla nemmeno più se non per Ilva e Sulcis. E poi la voglia di credere un po’ in noi”.

IL POSTO IN BANCA. In attesa di un entusiasmo nuovo, c’è da aggiornare il campionario delle preoccupazioni. A partire da quello che, un tempo, era il posto più sicuro del mondo: la banca. Invece, tra il 2008 e il 2011, sono spariti 23mila addetti portando la categoria a 320mila dipendenti. Ma non è finita qui, perchè secondo l’Abi almeno altri 20mila bancari dovranno uscire entro il 2017, mentre dal 2000 hanno attinto al Fondo di solidarietà circa 40mila addetti. Dove picchia di più la crisi? La tartassata Mps ha un accordo che prevede 1.660 uscite oltre a 1.100 lavoratori da esternalizzare e 720 da cedere a Biverbanca. Guai anche per Unicredit, con un piano industriale 2012-15 da 3.500 esuberi: previsti 800 pensionamenti volontari e la possibilità di esodi incentivati per circa 1.600 “donne optanti”. Intesa Sanpaolo vuole eliminare 4mila posizioni entro il 2015, Ubi si limita a 700 mentre Bnl sta lavorando a 1.560 uscite. Cariparma prepensionerà 722 dipendenti (sostituiti da 100 contratti di apprendistato), Banco Popolare taglierà 1.120 posti, Bpm 800, Gruppo Delta 600, Banca Marche 300. Da aggiungere che centinaia di dirigenti passano a contratti demansionati, come spiega il segretario generale di Dir-credito, Maurizio Arena: “Le aziende mettono da una parte la lettera di licenziamento e dall’altra quella di riassunzione come quadro. Un dirigente di prima fascia prende circa 80mila euro lordi, così può perdere tra i 16mi-la e i 24mila euro l’anno”.

MAI DIRE MAI. Non era mai accaduto prima, ma a gennaio 2013 il gruppo Vodafone Italia ha annunciato 700 esuberi. Concorrenza sfrenata, mercato ridotto, necessità assoluta di risparmiare 80 milioni di euro. “Vogliono comunque investire nella rete e nei servizi 900 milioni di euro” sostiene Salvo Ugliarolo, segretario nazionale Uilcom. Invece Vito Vitale, segretario generale Fistel Cisl, minaccia: “Sono accettabili solo uscite volontarie, se l’azienda procederà unilateralmente siamo pronti a scioperare”. Vodafone spiega che intende avviare una fase di confronto sui tagli, mentre Telecom Italia ha confermato che nel biennio 2013-2014 gli esuberi saranno 2.750.