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 2013  marzo 12 Martedì calendario

PIERCING, CARROZZINE E TANTA DIFFIDENZA IL PRIMO GIORNO DEI MARZIANI A ROMA


Lunedì 11 marzo 2013. Pianto di bimbo a Montecitorio. È Roberto, un anno, tutina azzurra di ciniglia, figlio di Gessica Rostellato, da Padova, neodeputata grillina. Il marito Francesco fa il babysitter, gli deve cambiare il pannolino, lui urla in quello spazio estraneo, i giornalisti che premono intorno, e i commessi della Camera fanno la prima eccezione: accompagnano padre e figlio in infermeria. Da regolamento non si potrebbe ma da oggi arrivano le truppe di Grillo e sarà, par di capire, un’altra storia. Al mattino eccoli varcare il tempio, seguaci di un altro Dio, all’ora di pranzo mensa e buvette, inclusi gli onorevoli tramezzini, sono già sdoganate. L’immagine del giorno: la capogruppo Roberta Lombardi seduta sui divanetti del Transatlantico, come De Mita, come La Malfa.
A piccoli gruppi, docili, disorientati, diffidenti, si lasciano accompagnare dagli assistenti parlamentari nei meandri di quel Palazzo che vivono come il quartier generale della Casta, del Male. Ora ci entrano, ne prendono simbolicamente possesso. Lo fanno con circospezione, quasi non volessero contaminarsi, il guru ha dettato le regole. Ai giornalisti, tranne nobili e apprezzate eccezioni, rispondono a monosillabi o non rispondono affatto. «Basta foto, non sono un animale da circo », protesta Carlo Martelli, che si deve accreditare a Palazzo Madama.
Giornata di «identificazione», di «adempimenti burocratici», rilascio di tesserino in cambio di impronte digitali. E poi la foto di rito. «Consigliamo sempre un mezzo sorriso», dice l’addetto. Proprio mezzo sorriso non di più. Questa è la legislatura numero 17, quella dello tsunami, dei volti che cambiano, degli sconosciuti, con lo zainetto sulle spalle, in jeans e scarpe da ginnastica, (ma tendenzialmente con cravatta) anche con gli occhiali da sole dentro il Palazzo. Per la cronaca, il primo grillino che si presenta a Montecitorio, nella sala del Mappamondo, è Cosimo Petraroli, 34 anni, varesino, coppola in testa e impermeabile nero. Non pronuncia una sola parola. Ormai è facile distinguerli: sono quelli che non salutano, grugniscono, fuggono a gambe levate non appena arriva una domanda di politica. «Ciao collega», sussurra Ettore Rosato (Pd) ad uno di loro, impegnato a registrarsi. E lui lo guarda stupito: «Non sono del Pd, non sono tuo collega». Mantenere le distanze con i democratici, non dargli l’amicizia, nemmeno su Facebook.
Andrea Ronchi, ex ministro Pdl, ne incontra un gruppo che sta entrando a Palazzo. «Ecco lo stronzo dell’acqua!», sibilano ricordando la sua pulsione a privatizzare. «Stronzo io? Venite qua che vi do una pizza (un ceffone, ndr)». Due mondi, uno che entra, l’altro che evapora. Passa il metal detector il neoeletto Paolo Bernini, piercing sul sopracciglio e anellino nero all’orecchio destro. È il vegano, «disiscritto dalla Chiesa cattolica», quello che ha promesso di vigilare da deputato «contro l’usanza americana di installare i microchip sotto la pelle». È scortato, come altri, da membri dello staff Cinque Stelle, figure di mediazione con il mondo esterno.
Sfila una massa di deputati nuovi, molte donne, del Pd. Sono una gran bella novità ma la caccia è agli “alieni” che hanno vinto con la Rete. Intervista fiume ad un giovane molto disponibile. Lui parla, parla, lo filmano, lo fotografano, prendono appunti. All’improvviso, la scoperta: ragazzi, è del Pd. Via subito i riflettori. Giornata in cui si annusa il Palazzo del potere. «L’ascensore è piccolo — commenta la rossa Marta Grande, 25 anni — del resto è un palazzo d’epoca ». «Direi un museo a cielo aperto», integra Federica Daga, già impiegata. Pur sempre un gran bel vedere, i soffitti alti, gli stucchi, i grandi quadri. I grillini vorrebbero fare la foto-ricordo: «Onorevole, la prego, non si può». Walter Rizzetto e Aris Prodani, friulani, vanno segnalati perché non guardano in cagnesco. Già qualcosa. Rizzetto reagisce ai complimenti per la cravatta: «Ne ho tante altre a casa, non vivo mica sugli alberi!». Insieme stanno cercando alloggio: «Sarà un bed and breakfast o un monastero... «. Low style. I sardi arrivano da Ciampino in bicicletta. Dice Adriano Zaccagnini, esperto in «sovranità alimentare»: «Oggi è una gran bella giornata, i cittadini entrano nelle istituzioni». Donatella Agostinelli varca la soglia a passo spedito, unica grillina con tacco 12. Marco Scibona, piemontese, si presenta al Senato con una cravatta bianca e rossa con su scritto No Tav. Fantasia al potere.
Scene da terza Repubblica. I cronisti incalzano e la neosenatrice Cristina De Pietro, avvocato, scappa verso Piazza Navona, perde l’ombrello, e urla: «Lasciatemi in pace!». Analoga fuga tenta la collega grillina Daniela Donno. Senatrice, perché tanta paura? «Non è paura, credetemi, è solo fastidio».