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 2013  marzo 02 Sabato calendario

UN LIBRO DI ESTETICA, LA TV, IL LAGO. IL PRIMO GIORNO DELLA NUOVA VITA — Che Benedetto XVI non fosse il tipo da distendersi leggendo un giallo, questo lo si poteva intuire

UN LIBRO DI ESTETICA, LA TV, IL LAGO. IL PRIMO GIORNO DELLA NUOVA VITA — Che Benedetto XVI non fosse il tipo da distendersi leggendo un giallo, questo lo si poteva intuire. Però è interessante sapere come tra i vari libri che il «Papa emerito» ha portato con sé a Castel Gandolfo — a dimostrazione del suo proposito di «lavorare per il bene comune e per il bene della Chiesa» con «la preghiera» e «la riflessione», come diceva ai fedeli nel suo congedo — abbia un posto speciale, ha raccontato ieri l’arcivescovo Georg Gänswein, un testo che non è esattamente di svago: l’«Estetica teologica» di Hans Urs von Balthasar, il grande teologo svizzero con il quale Joseph Ratzinger aveva fondato nel ’72 la rivista Communio, fucina intellettuale dalla quale escono tra l’altro cardinali «papabili» come il canadese Marc Ouellet e Angelo Scola. L’opera è in sette volumi, prima parte di una trilogia (ci sarebbero pure la «drammatica» e la «logica», volendo) che Benedetto XVI, per l’invidia degli studiosi e dei bibliofili, possiede in prima edizione. Le altre letture, «teologiche, spirituali, storiche», sono più o meno dello stesso livello, una buona ragione per sperare che il Gesù di Nazaret non sia destinata ad essere la sua ultima opera: «Un altro libro? Non è affatto escluso», ha detto ieri alla tv vaticana l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, fino alla sede vacante prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Ratzinger, nel palazzo costruito sulle rovine della favolosa villa dell’imperatore Domiziano, concepisce l’otium in senso latino. Preghiera, riflessione, studio. E musica: cd di classica, soprattutto gli amati Bach e Mozart, e il pianoforte che ama suonare per poi andare a riposare, anche se nella prima sera da Papa emerito la famiglia (ex) pontificia — monsignor Georg e le quattro Memores Domini — non ha sentito note provenire dalle sua stanza, la giornata era stata troppo intensa. Dopo l’ultimo e già storico saluto da Papa ai fedeli di Castel Gandolfo, «grazie, buonanotte!», Benedetto XVI ha cenato presto con la sua «famiglia», ha guardato i telegiornali che rimandavano servizi e immagini del suo ultimo giorno da Pontefice (tra l’altro «ha molto apprezzato il lavoro di informazione, la partecipazione e la presentazione che è stata fatta», ha detto ai giornalisti padre Lombardi) e si è concesso la sua abituale passeggiatina del dopo cena: ovviamente non all’aperto — quello si può fare nelle serate estive — ma all’interno del palazzo, lungo la teoria di saloni che costeggia il lago. Quindi è andato nella sua stanza per la preghiera e il meritato riposo. L’aria è mite e dolce, ai Castelli, «hanno dormito tutti benissimo» fa sapere il portavoce vaticano, in contatto con Gänswein. Così Benedetto XVI si è alzato sorridente e disteso, «un clima di pace e serenità», come ogni mattina ha celebrato la messa alle 7, poi la recita del breviario, le lodi, le letture prima della colazione. La lettura dei giornali, dei messaggi di saluto, i libri e la preghiera. Finché, dopo il pranzo e il riposo, è arrivato il momento forse più atteso da Benedetto XVI quando soggiorna a Castel Gandolfo: nel pomeriggio, d’inverno intorno alle quattro, ama passeggiare nei giardini recitando il rosario. «Fra i posti più amati dal Santo Padre nei Giardini "a Castello" c’è il "Giardino della Madonnina", voluto da Pio XI nel 1933, dove hanno sostato in preghiera cinque pontefici prima di Benedetto XVI: Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II», ricordava Georg Gänswein nella prefazione a una fiaba, «Il mistero di un piccolo stagno», scritta e illustrata dalla pittrice Natalia Tsarkova. La fiaba ha per protagonista Ratzinger. E Gänswein scriveva: «Davanti all’immagine della Vergine c’è un piccolo laghetto con dei pesciolini rossi e due grandi carpe... Ogni volta, quando il Papa termina la preghiera, i pesci si riuniscono alla sponda del laghetto e aspettano un gesto generoso del Santo Padre». Ogni volta, gli inservienti hanno imparato a lasciare un cestino di pane per Sua Santità in riva allo stagno. G. G. V.