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 2011  ottobre 27 Giovedì calendario

BIENNALE, LA CAMERA FRENA MALGARA. MA GALAN RILANCIA: IO VADO AVANTI

Ventitrè sì contro ventitrè no. Solo in apparenza il risultato della votazione della commissione Cultura di Montecitorio sulla candidatura di Giulio Malgara (fondatore e presidente di Auditel) alla presidenza della Biennale di Venezia, presentata dal ministro per i Beni e le attività culturali Giancarlo Galan, sembra un pareggio. In realtà, stando al regolamento parlamentare della Camera, si traduce in una bocciatura in quanto manca la maggioranza favorevole su un parere (non vincolante) richiesto da un ministro. Lo ammette lo stesso Emerenzio Barbieri, capogruppo pdl in commissione, che aveva illustrato la proposta Malgara durante la prima convocazione di martedì: «Dal punto di vista giuridico non c’è dubbio che si tratta di una bocciatura. Siccome il parere non è vincolante, il governo deciderà cosa fare. Io credo che Galan vada avanti».
E così infatti è. Il ministro, dopo il risultato, quasi esulta: «Ritengo questo voto un grande successo politico. Ringrazio i deputati che hanno votato compatti». Poi aggiunge, con sarcasmo, rivolgendosi alle opposizioni: «Anche se avessi presentato Leonardo Da Vinci avrebbe preso 23 voti quindi è una grande sconfitta politica per l’opposizione. Se poi si consolano con i regolamenti, pazienza, vuol dire che avranno queste modeste consolazioni». Infatti le opposizioni non lasciano spiragli: si tratta di una bocciatura e chiedono al ministro di cambiare candidato. Lo dice l’ex ministro per i Beni culturali, Giovanna Melandri («La commissione ha respinto la nomina di Malgara, mi auguro che Galan vada alla ricerca di una nomina più condivisa»), lo sottolinea Enzo Carra, udc («Ci dispiace non poter partecipare alla gioia del ministro Galan, che evidentemente ignora le procedure parlamentari perché le considera un inutile fastidio, ma con il pareggio il suo candidato alla Biennale di Venezia, il pubblicitario preferito da Berlusconi, è stato bocciato»), lo ripete Massimo Donadi, idv («Galan, anziché gioire, prenda atto del fatto che il nome da lui proposto non ha raggiunto la maggioranza»).
Ma dal punto di vista della Biennale e della sua vita quotidiana la reazione più dura e significativa è quella di Giorgio Orsoni, vicepresidente di diritto della Fondazione Biennale, sindaco di Venezia, città proprietaria della sede di Ca’ Giustinian e della gran parte degli spazi dove si allestiscono le diverse sezioni della Biennale: «Sono soddisfatto dell’esito del voto, che è di bocciatura checché ne dica il ministro Galan. Il risultato dimostra quanto fossero fondate le nostre perplessità non tanto sulla persona quanto sul modello culturale che il ministro vorrebbe imporre». Orsoni (che aveva definito «inadeguato» Malgara nelle ore della designazione) ha polemicamente insistito sulla «grave scorrettezza istituzionale del ministro nel non interpellare il sindaco di Venezia».
Anche la commissione Cultura della Camera gli ha negato l’audizione. Richiesta invece accettata dalla commissione Cultura del Senato, che si riunirà probabilmente la prossima settimana per chiudere l’iter della designazione di Malgara alla successione di Paolo Baratta.
Il viaggio verso la Biennale di Venezia, per Malgara, non si annuncia una serena passeggiata. Partire con l’ostilità del sindaco-vicepresidente può tradursi in un problema tecnico-organizzativo non marginale: le due figure sono quasi «obbligate» dallo statuto ad avere una forte intesa. E in un’istituzione culturale, soprattutto se italiana, una possibile conflittualità porta fatalmente alla paralisi. Il presidente designato, in una recente intervista al «Corriere della Sera», aveva cercato di rassicurare i suoi interlocutori: «Il mio intento è proprio proseguire nel solco di Baratta, continuare il suo lavoro. Non sono mica un matto che cambia ciò che funziona bene solo per cambiare». Ma evidentemente non è bastato, soprattutto nel caso di Orsoni.
Ora bisogna attendere la commissione di Palazzo Madama dove i numeri sono quasi gli stessi. Ma anche il parere del Senato non è vincolante. E Galan è prevedibile che andrà avanti. Malgara non sembra avere molta fortuna con le commissioni parlamentari. Il 12 luglio 2005 ritirò la sua candidatura alla presidenza della Rai, avanzata dal ministero dell’Economia, quando capì che il giorno successivo non avrebbe mai ottenuto in commissione di Vigilanza i due terzi dei sì necessari per conquistare il vertice di viale Mazzini.
Paolo Conti