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 2011  ottobre 27 Giovedì calendario

STRESS DA LICEO CLASSICO. SI PRETENDE TROPPO DAGLI STUDENTI DI OGGI? —

Studia il greco, si dice, perché se vuoi fare il medico non c’è altro modo per raccapezzarsi con i termini tecnici. Porta pazienza con il latino, si aggiunge, perché così comprendi la radice delle parole italiane e se poi ti iscrivi a giurisprudenza hai già fatto un bel pezzo di strada. Luca Serianni, ordinario di Storia della lingua italiana alla Sapienza di Roma, ha fatto una prova: «Se dico dacriocistite posso star tranquillo che qualsiasi medico, anche digiuno di studi classici, saprebbe che quel termine indica un’infiammazione del sacco lacrimale. Mentre se chiedessi la stessa cosa a delle matricole di medicina, con il loro fresco diploma di liceo classico, non saprebbero orientarsi».
Il professor Serianni l’esempio l’ha fatto durante un seminario sul liceo classico organizzato dalla Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo. Una specie di celebrazione del liceo più liceo degli altri, nonostante tutto. Perché c’è chi dice che sia una scuola per nostalgici, chi pensa che sia destinata alla marginalizzazione e chi sostiene che il carico di lavoro sia inutile quanto spropositato. Al Manzoni di Milano, ad esempio, nelle ultime due settimane si è parlato di casi di stress da studio, di ragazze rimaste a casa perché schiantate dalla troppa pressione, ma la scuola ha smentito.
Eppure i ragazzi (o i genitori?) che scelgono il classico sono in aumento. A settembre ha preso questa strada il 7,1% degli iscritti alle superiori, con livelli che sfondano la soglia del 10% al Sud, il record è in Sicilia, e scendono attorno al 5% in Lombardia e in Friuli Venezia Giulia. In generale, rispetto all’anno precedente, c’è una crescita dello 0,2%. Perché, se questa è la scuola più difficile o addirittura la scuola del passato?
A guardare i risultati finali questo è il percorso che garantisce i voti migliori. Alla Maturità prende 100 e lode, il massimo, il 2,3% degli studenti del classico, contro lo 0,5 di quelli dello scientifico, lo 0,8% del linguistico, addirittura lo 0,1 degli istituti professionali. Mentre i 60, voto minimo per sfangarla, sono pochissimi: il 4,9% contro il 6,6% dello scientifico, il 12,5% del linguistico, addirittura il 13,4% degli istituti tecnici. È una scuola che funziona meglio oppure sono più preparati i ragazzi che la scelgono dopo l’esame di terza media? «Se i ragazzi rendono di più — dice Luciano Canfora, professore di Filologia classica all’Università di Bari — è anche perché questo percorso fornisce qualche arma in più a chi lo frequenta». Le armi in più, a suo giudizio, sono proprio il greco e il latino ma futuri medici o avvocati non c’entrano nulla: «Il cimento del tradurre da una lingua lontana è una ginnastica non intercambiabile con altri esercizi. Il salto dell’intuizione serve a tutti, molti matematici dicono che il modo migliore per imparare la loro materia sia proprio lo studio del greco».
Vale la pena, dunque? In fondo il numero dei bocciati è più basso: il 4,2 per cento contro il 4,9% del linguistico, l’8,3 delle vecchie magistrali, il 14,4 degli istituti tecnici. Ma è proprio quella strana coppia, latino e greco, a spaventare di più. Anche per i rimandati a settembre il classico è la scuola con i risultati migliori: solo il 21,5% degli studenti viene condannato ad un’estate di sacrifici, le altre scuole tendono tutte verso il 30%. Ma dipende da cosa bisogna studiare durante l’estate. Quattro volte su dieci chi al classico è stato rimandato a settembre deve «riparare» proprio latino o greco. E va bene il salto dell’intuizione, ma un agosto a suon di versioni non è esattamente il sogno dello studente medio.
Lorenzo Salvia