Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 17 Mercoledì calendario

SI CHIAMA RAIOLA. L’ULTIMA BEFFA DI SUPER MARIO


Un’orecchia d’elefante con patatine fritte e una spruzzata di maionese: è questo il piatto che Carmine ”Mino” Raiola ama gustarsi al tavolo del Garghet, trattoria della Milano che conta, dove viene spesso visto in compagnia del suo grande amico Dejan Stankovic, centrocampista dell’Inter di Massimo Moratti. La buona tavola è un dettaglio da non sottovalutare nelle strategie di mercato di Raiola. Sono infatti i ristoranti, dove è cresciuto sin da giovane quando lavorava nelle pizzerie di famiglia in Olanda, il centro delle trattative di questo influente procuratore di calcio internazionale.
Mino, il domatore di Leoni di Harlem - come ama definirsi - è ora custode dei destini di Mario Balotelli, l’attaccante nerazzurro in rottura con José Mourinho e con la società di via Durini, dopo l’esclusione dalla partita di Champions League con il Chelsea. L’accordo tra l’agente e il giocatore è stato sottoscritto il 12 marzo scorso, proprio al Garghet, di fronte alla consueta cotoletta. E in queste ore, nel quartier generlae interista, non si parla d’altro che del futuro di Balotelli. La rottura con Mourinho ha subito innescato una miriade di voci di corridoio.
La vicenda sta tenendo in apprensione non solo i tifosi dell’Inter, ma anche quelli del Milan. Perché Raiola, abile conoscitore delle dinamiche del calciomercato, ha saputo con destrezza balenare la possibilità che SuperMario possa presto fare le valige verso Milanello. Non lo ha detto apertamente durante la sua visita in via Turati lunedì sera. «Sono qui per Rodrigo Ely» ha spiegato ai cronisti che lo incalzavano all’uscita, ma la voce ha comunque iniziato a circolare per le redazioni dei quotidiani sportivi italiani. Del resto, Balotelli non ha mai nascosto la sua fede rossonera e un colloquio del suo agente con Adriano Galliani, nei giorni di burrasca ad Appiano Gentile, può lasciare intendere ipotesi di vario tipo.
Ieri Raiola ha corretto il tiro. Prima ha convinto Balotelli a salire sull’aereo privato di Tronchetti Provera per raggiungere i compagni a Londra. Poi ha rilasciato questa dichiarazione all’Ansa: «Mario deve tornare a lavorare per ritrovare un posto in squadra. Ha un contratto di tre anni e quindi chi decide il suo futuro è la società. Hanno per le mani un grande talento e devono gestirlo. Da parte nostra ci sarà piena collaborazione». Tutto vero?
Il presidente nerazzurro lo definisce come uno «con cui si fanno buoni affari». E lui può vantare un pedigree di tutto rispetto. Poliglotta, conoscitore di sei lingue, grande amico di Luciano Moggi e di Ernesto Bronzetti, Raiola è stato il traghettatore di Pavel Nedved alla Juventus e di Zlatan Ibrahimovich all’Inter.
Prima di arrivare alle cotolette meneghine, era conosciuto soprattutto per le pizze. Mino ne ha sfornate tante da giovane, quando insieme alla sua famiglia si trasferì da Nocera Inferiore nella terra dei tulipani. Ad Harlem per la precisione, cittadina a venti chilometri da Amsterdam, dove negli anni ”70 e ”80 esplodeva il calcio totale di Johann Cruiff. qui che, tra una Napoli e una Capricciosa, ammirando le prodezze di tulipani neri e cigni di Utrecht, s’innamorò della pedata. Col tempo, ha saputo coglierne tutti gli aspetti, in particolare quelli economici, diventando un procuratore di fama internazionale. Il patentino Fifa lo ha preso in Olanda e nei primi in Italia è stato assistito dal noto Studio legale Izzi, vicino allo stesso Bronzetti.
Per comprendere il personaggio Mino, basta un breve excursus storico che permette di rilevare come negli anni, la tecnica del ”dire una cosa e ma spingere per un’altra”, si è dimostrata spesso molto redditizia. Non a caso, fu lui a gestire la cessione di Dennis Bergkamp dall’Ajax all’Inter per 20 miliardi di vecchie lire, negli anni ”90. E sì, che poche settimane prima, il pizzaiolo di Harlem, aveva già stretto un accordo di massima con il presidente del Napoli Corrado Ferlaino. Stesso discorso per Ibrahimovich, giocatore che a Barcellona ha uno dei contratti più costosi d’Europa, circa 12 milioni di euro. Prima della partenza per la Spagna, nel maggio dello scorso anno, Raiola disse apertamente: «Ibrahimovich resta all’Inter al 99,9 per cento». Così non è stato, ovviamente.