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 2010  marzo 17 Mercoledì calendario

PROFUMO, RESA DEI CONTI IL 13 APRILE

La decisione sul progetto di banca unica di Unicredit è rimandata ad aprile. Lo ha deciso ieri il Comitato permanente strategico del gruppo, facendo comunque sapere di «considerare favorevolmente il progetto One4C», nome in codice del piano che dovrebbe trasformare la holding Unicredit in un solo grande istituto operativo. Uno a uno e palla al centro, dunque, tra Alessandro Profumo e i grandi soci che lunedì - dopo un incontro che avrebbe dovuto essere chiarificatore e non lo è stato - hanno annunciato compatti la loro intenzione di rimandare il piano per la banca unica che avrebbe dovuto essere approvato oggi dal cda.
Così non è stato e adesso il comitato strategico «di concerto con il management», come spiega un comunicato, «raccomanderà al consiglio d’amministrazione di convocare una seduta straordinaria il prossimo 13 aprile dedicata interamente all’approfondimento e alla decisione finale sul progetto». L’ad incassa dunque, la conferma di un appoggio degli azionisti al suo progetto. Ma è costretto a scendere a più miti consigli rispetto a quanto aveva detto proprio lunedì in un incontro con alcuni consiglieri di peso che gli esprimevano dubbi: «Io porto la proposta in consiglio e se volete mi direte là che non siete d’accordo». Paradossalmente anche la Borsa - ieri il titolo ha guadagnato il 2% mostrando di non credere a ipotesi di instabilità del gruppo - non ha aiutato un’iniziale posizione più dura di Profumo. Di dimissioni dell’ad, però, non si parla proprio. Lui stesso non le ha mai evocate e i soci del resto avrebbero non poche difficoltà a trovare chi lo sostituisse.
Stamattina l’ad dovrà dare chiarimenti alla comunità finanziaria che lo aspetta a Londra per la presentazione dei risultati 2009 - si sarebbero chiusi con un risultato leggermente superiore agli 1,3 miliardi di utile netto previsto dal consenso degli analisti - e soprattutto spiegare il perché dell’inaspettato rallentamento del progetto di banca unica. La spiegazione data ieri da chi ha partecipato alla riunione è che ha prevalso la mediazione. Getta acqua sul fuoco anche il presidente del gruppo Dieter Rampl, che negli scorsi giorni si è fatto interprete dei malumori dei soci - a partire dalle grandi Fondazioni azioniste come Crt, Cariverona e Carimonte, fino ad arrivare ai soci tedeschi e a quelli privati come Maramotti - fino a giungere a un confronto teso con Profumo. Adesso il presidente commenta: «Abbiamo semplicemente bisogno di più tempo per analizzare il progetto e sono convinto che questa sia la soluzione migliore per la banca».
Ma che cosa esattamente bisognerà discutere da qui al 13 aprile? Le posizioni da ricomporre tra Profumo e i soci sono varie, nonostante il lungo iter del piano «One4C» cominciato lo scorso anno e che - come ha lamentato l’ad - è passato numerosissime volte all’esame del comitato strategico. In primo luogo c’è discutere la figura di un «country manager» per l’Italia che i soci vorrebbero. Non di un direttore generale «forte» dovrebbe trattarsi, perché questo cozzerebbe inevitabilmente con la struttura del «Ceo Office» composto da Profumo e dai suoi tre vice Roberto Nicastro, Sergio Ermotti e Paolo Fiorentino, ma di una persona che abbia piena responsabilità e visibilità su tutta l’attività italiana del gruppo nei settori del private banking, del retail e del corporate. Questo, del resto, accade in grandi mercati di Unicredit come Germania, Austria e Polonia, dove il «country manager» è anche amministratore delegato della banca locale. Ma sull’agenda dei soci ci sono anche altri temi sensibili, a partire dalle aumentate responsabilità - anche di ordine penale - che il cda di un Unicredit non più holding ma megabanca, con interessi che vanno da Canicattì a Kiev. Qualcuno, come, i soci tedeschi di Allianz, avrebbe chiesto anche una consulenza esterna su questo tema. e in molti concordano sulla necessità di rafforzare l’«audit», la funzione di controllo interno che dovrebbe appunto mettere al riparo da brutte sorprese. E poi, problemi tecnici a parte, è innegabile che il progetto di banca unica provochi qualche mal di pancia alle Fondazioni azioniste, che vedono allentarsi il presidio della banca sui loro territori. Tutti dubbi che andranno risolti in meno di un mese.