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 2010  marzo 17 Mercoledì calendario

CHI HA PAURA DELLA PATATA OGM?

La patata è la quarta coltura alimentare nel mondo ed è un cibo che consiste principalmente di amido (un polisaccaride, cioè una molecola fatta da tante unità ripetute di zucchero), come buona parte del seme dei cereali. In pratica fornisce un carburante di buona qualità ai muscoli e al cervello.
La pianta accumula nel tubero due tipi di amido: amilosio (20%) e amilopectina (80%), che sono chimicamente simili, dato che sono fatti da glucosio, ma hanno strutture e proprietà diverse. L’amilosio è una molecola lineare solubile, composta da centinaia di unità che tende a gelificare. L’amilopectina è un polimero ramificato, con migliaia di unità, che rende la soluzione più viscosa e, quindi, più faticosa la sedimentazione dei componenti pesanti.
Per le loro caratteristiche di biodegradabilità e commestibilità, entrambe le forme di amido sono usate in molti settori, sia come additivi nell’industria alimentare che in applicazioni non alimentari (carta o colla). Per molte di queste applicazioni, in realtà, sarebbe preferibile avere solo amilosio o amilopectina, ma la loro separazione non è un processo semplice. Il problema è stato aggirato, cercando piante che fossero ricche di uno solo dei due componenti. Esistono mutanti spontanei o indotti (chiamati «waxy»), che accumulano poco o niente amilosio in mais, riso, frumento, pisello, fava, cassava e persino nelle alghe. All’estremo opposto ci sono mutanti (mais, cassava, riso) con più amilosio. Alcuni agricoltori piantano quindi mais waxy o mais ad alto amilosio e il raccolto viene usato per la produzione industriale.
Già 20 anni fa, usando le biotecnologie, era stata prodotta una varietà di patata in cui il gene responsabile per la produzione di amilosio era stato spento. Ci sono voluti quasi 15 anni, tra studi, test e boicottaggi, perché questa varietà ricevesse il via libera per la coltivazione. Questo dà un’idea del percorso ad ostacoli a cui va incontro una varietà transgenica.
Una varietà con la stessa caratteristica (il gene per la sintesi dell’amilopectina inattivo) è stata poi creata per via convenzionale nel 2007 e nel 2009 ha iniziato a essere coltivata, nonostante anche per questa varietà siano applicabili le obiezioni sollevate per la patata Amflora. Avete paura delle tossine? La patata ne ha molte e sa come produrle, tanto è vero che anche il tubero ne contiene, seppure in bassa quantità. E di patata si può morire, perché il livello delle tossine può aumentare in seguito al rinverdimento o all’attacco di patogeni. Avete paura degli allergeni? O temete le resistenze agli antibiotici? Qualsiasi manipolazione - sia con gli strumenti imprecisi della mutagenesi sia con quelli più precisi dell’ingegneria genetica - non è esente da rischi. Sappiamo però che questi pericoli, spesso minimi o ipotetici, sono il prezzo necessario per sviluppare nuove varietà più resistenti alle malattie, più adatte alle condizioni climatiche, più produttive o, ancora, di migliore qualità.
Altra lezione è che la coltivazione delle varietà di mais o di colza per scopi industriali avviene da decenni senza che ci siano prolemi di coesistenza con le varetà convenzionali (da cui devono rimanere segregate per proteggere la salute o per evitare che il prodotto perda di qualità). La segregazione è quindi possibile, ammettendo una soglia minima di contaminazione, cosa che è contemplata per tutti i processi industriali. Nel caso della patata, poi, la soglia è bassa e non pone problemi, perché la patata si propaga per tubero e non per seme e quindi non viene dispersa dal vento.
In sintesi, la patata transgenica, ricca in amilopectina, non pone rischi maggiori per l’ambiente, la salute o i prodotti tipici di quella convenzionale. E, allora, perché tanto rumore per nulla?