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 2007  settembre 13 Giovedì calendario

Storia del ministro bisex col debole per le manette. Libero 13 settembre 2007. Don Alfonsino rimarrà per sempre un mistero

Storia del ministro bisex col debole per le manette. Libero 13 settembre 2007. Don Alfonsino rimarrà per sempre un mistero. ministro, è potente. Tv e giornali fanno a gara per intervistarlo. Piace alle donne e agli uomini, almeno quelli che proprio uomini non sono. il capo assoluto dei Verdi, dopo che ad uno ad uno è riuscito a far fuori Manconi e Mattioli, Scalia e Ripa di Meana. un uomo di successo, don Alfonsino Pecoraro Scanio, laureato in giurisprudenza, giornalista pubblicista e politico. Eppure il suo curriculum è costellato di insuccessi. Nel 1995, dopo aver tentato di fare l’avvocato nello studio paterno, si mise in testa di diventare sindaco di Salerno. Prese 375 voti e neppure un posto in consiglio comunale. Passò un anno e decise di fare il portavoce nazionale dei Verdi. Fu eletta Grazia Francescato. Passò qualche altro tempo e annunciò che avrebbe sfidato Antonio Bassolino nella corsa a sindaco di Napoli. Corse e perse. Si candidò anche al Parlamento europeo. Due volte. Due bocciature. Don Alfonsino dei Misteri e degli Insuccessi ha però un pregio indiscutibile: sa dire benissimo no. No al ponte, al tunnel, agli inceneritori, al nucleare, alle autostrade, alle antenne, all’albero di Natale, alla plastica, a meno che non sia quella dei profilattici, che distribuisce gratis nelle scuole. riuscito persino a dire no a Pannella, pur essendo, in gioventù, radicale e seguace di Pannella. L’UOMO DELLE BOCCIATURE Don Alfonsino ha una capacità negatoria infinita. E questo - in un Paese in cui l’ambientalismo spesso è solo negazione assoluta, chiusura verso tutto ciò che è nuovo e ossequiosa obbedienza all’intolleranza - può anche trasformare un quarantottenne politico di insuccesso in un uomo che è stato consigliere comunale, provinciale e regionale, deputato e due volte ministro. L’importante è bocciare con convinzione, cassare in modo netto, ostacolare, abrogare, respingere, impuntarsi in nome della sopravvivenza del mondo, spesso neppure minacciata sul serio. Con estrema convinzione nonché cognizione di causa, Alfonsino Pecoraro Scanio pronunciò anche il suo no al ministero dell’Agricoltura, un dicastero che doveva essere abolito per referendum. Era tanto convinto che poi, nel 2000, governo Amato II, è diventato ministro dell’Agricoltura. Che volete farci: è il migliore a dire no, Alfonsino, ma ogni tanto si confonde. Non gli piacciono gli organismi geneticamente modificati. Però, se modificassero un neonato, se lo facessero nascere in vitro e con qualche gene ritoccato, lui sarebbe d’accordo. il capo indiscusso degli ambientalisti. E il suo bacino elettorale è in Campania, la regione più inquinata d’Italia (gli avversari dicono: inquinata anche per colpa sua e dei suoi no). contrario al sistema tutto italiano della raccomandazione. In questo è davvero inflessibile. Se vede appena l’ombra di un possibile imbroglio è il primo ad insorgere. un puro senza eccezioni. A Montecitorio, nel primo anniversario di Mani Pulite, si presentò con una torta. Come ciliegina usò i ferri da carcerato. Pannella insorse e lo soprannominò "Mister Manetta". Purissimo, questo Pecoraro Scanio. Lui, all’amico dell’amico, non farebbe mai un favore. I fratelli sono un’altra cosa. ALFONSO TIENE FAMIGLIA Perché dovete sapere che don Alfonsino da Santa Maria di Castellabate, provincia di Salerno (13 marzo 1959), ha una sorella e pure un fratello minore, Marco. Il giovane germano (tre anni più piccolo di lui) faceva il calciatore. Ha giocato con l’Ancona, il Cagliari, il Genoa e il Lecce. Nel 1995 si ritirò dal calcio agonistico e si chiese: «E ora che faccio?». Gli venne un’idea: farò il politico. Chissà, forse avrà anche pensato: «Se c’è riuscito Alfonsino, perché non dovrei riuscirci anche io? In fin dei conti sono stato un bravo calciatore». Detto e fatto: Marco, entrato tardi in politica, presto divenne senatore della Repubblica italiana. Senatore per il partito del fratello, dopo aver fatto il consigliere provinciale a Salerno, nella terra sua e del fratello. «Un’operazione - ha scritto Giancarlo Perna - appena appena più complessa di quella con cui Caligola fece senatore il suo cavallo». A Napoli usano paragoni meno storici: Marco, dicono, ha sempre calpestato i campi verdi. Non poteva che diventare un senatore Verde. E forse per questo (anche per questo) il partito degli ambientalisti egemonizzato da Pecoraro Scanio in Italia veleggia su percentuali minime. In Europa tutti gli altri partiti ambientalisti oscillano fra il 10 e il 15 per cento. Un risultato in linea con la storia di don Alfonsino degli Insuccessi, il Signor No che sparava a zero contro tutti e a volte le sparava anche un po’ troppo grosse. Anni fa, Pecoraro Scanio fu categorico: mi incatenerò - disse - al Municipio di Napoli fino a quando i problemi napoletani non saranno risolti. Poi qualcuno dovette fargli notare che certi problemi erano antichi e molto difficili da risolvere. Così, Mister Intransigenza, per non trascorrere il resto della vita ancorato a Palazzo San Giacomo, cambiò idea. Quello, però, non fu un insuccesso: i giornali parlarono di Pecoraro e Pecoraro fu contento. Lui è sempre contento quando lo invitano a parlare e quando parlano di lui. Per questo - calcolo fatto da Claudio Sabelli Fioretti tre anni fa deve aver rilasciato 2.627 dichiarazioni all’Ansa in tutta la sua vita politica (anche sette in un giorno, persino nel mese di agosto). Per questo, forse, appena arrivò al ministero dell’Agricoltura fece sostituire le normali lampadine con lampade fluorescenti a basso consumo. Per questo ha proposto l’istituzione di un Museo della Scuola del mandolino e ha suggerito agli italiani di adottare una pecora sarda per proteggere la specie dall’estinzione. Una pioggia di iniziative colorate, pirotecniche. CONFUSIONE BESTIALE Don Alfonsino è una cascata di fantasia, è la Piedigrotta di Montecitorio: ha proposto di proclamare la pizza patrimonio dell’umanità, ha fatto una campagna a favore del presepe napoletano e contro l’uso dell’albero di Natale, ha nominato il cantante Gigi D’Alessio patrono del pesce azzurro. Una volta, visitando una stalla modello, lui ministro dell’Agricoltura riuscì persino ad inventarsi che un bue era una mucca. Quando gli fecero notare che quello proprio un bue era e non una mucca, se ne uscì con una storica frase: «Non sono andato a guardare sotto il toro». Don Alfonsino - scusateci la piccola volgarità - sotto non guarda mai molto. Ama i divieti, ma quando ha a che fare con quel che c’è sotto diventa possibilista. Io, ha spiegato alla vigilia del Gay Pride del 2000, «sono meridionale e mediterraneo, credo che la vita vada goduta fino in fondo». Poi, senza il permesso dei meridionali e dei mediterranei, ha aggiunto: «Non sono né etero né omo. Scelgo l’assoluta libertà sessuale. Ho infatti avuto fidanzate e fidanzati». Dichiarazione che scatenò, da parte dei cronisti, la caccia al fidanzato. Molti si convinsero che ce n’era almeno uno in Parlamento. Malignità. Don Alfonsino sulla sua vita privata ha fatto calare una specie di saracinesca: prima ha parlato, poi è stato attentissimo a non far trapelare indiscrezioni. Tranne una. Se mi sposerò, ha raccontato, «sarà con una donna, perché sono cattolico». E sarà allora che Mister Insuccesso raggiungerà l’ultimo fallimento: lui, un po’ etero e un po’ omo, non sarà riuscito ad essere neppure bisessuale fino in fondo. MATTIAS MAINIERO Prima pagina Anzitutto Italia Esteri Economia Sport Attualità Cultura e scienza Spettacoli Milano Roma Chi siamo • Note informative • Concessionaria pubblicità Copyright by Libero © 2006 - P.Iva 06823221004 - Tutti i diritti riservati