Il Sole 24 Ore 13/09/2007, pagg.1-9 Roberto Perotti, 13 settembre 2007
I rubinetti della spesa da chiudere subito. Il Sole 24 Ore 13 settembre 2007. La Germania ha ridotto la spesa pubblica dal 48,5% al 44,7% del Pil in quattro anni; e proprio ieri, tessendo le lodi del suo predecessore e avversario Gerhard Schröder, il cancelliere Angela Merkel ha fissato l’obiettivo di un ulteriore taglio al 42,5% nel 2009
I rubinetti della spesa da chiudere subito. Il Sole 24 Ore 13 settembre 2007. La Germania ha ridotto la spesa pubblica dal 48,5% al 44,7% del Pil in quattro anni; e proprio ieri, tessendo le lodi del suo predecessore e avversario Gerhard Schröder, il cancelliere Angela Merkel ha fissato l’obiettivo di un ulteriore taglio al 42,5% nel 2009. Quando il Governo Blair decise di tentare una riforma radicale di sanità e scuola pubbliche, chiese ai maggiori esperti in ciascuna materia di scrivere dei rapporti approfonditi sui due settori. La riforma ebbe poi esiti controversi, ma l’analisi dei rapporti resta. Il confronto con il nostro Libro Verde sulla spesa pubblica è stridente. Più ancora dei contenuti, è il metodo che lascia perplessi. Il Libro Verde è un documento affrettato in cui due studiosi, per quanto valenti, analizzano cinque settori complessi come sanità, giustizia, università, enti locali e impiego pubblico e non possono fare altro che mettere insieme documenti esistenti e già largamente disponibili, senza alcun esame specifico dei complicatissimi meccanismi di spesa di alcun settore. Di conseguenza, questo documento non può far compiere molta strada nella discussione per il maggiore dibattito di politica economica italiana, la riduzione della spesa pubblica, al di là del ribadire genericamente l’opportunità e la possibilità di realizzarla. Per cominciare a dibattere concretamente su come ridurre la spesa pubblica, avremmo bisogno di un documento di 500 pagine che spieghi in dettaglio i meccanismi di spesa delle Asl, come (non) funzionano gli incentivi esistenti a risparmiare, come si potrebbe introdurne di nuovi, come funzionano gli altri Paesi. E soprattutto, ed è questo un tema cruciale che il Libro Verde si guarda bene dall’affrontare, come sia possibile che i Policlinici si riducano nelle condizioni recentemente messe in evidenza dalle inchieste giornalistiche, senza che nessuno paghi e nessuno intervenga. Un altro libro di 500 pagine dovrebbe poi spiegarci come sia possibile che nell’università italiana, nonostante i finanziamenti siano pari a quelli britannici e gli stipendi spesso superiori, la maggior parte dei professori ordinari non abbia mai pubblicato un lavoro scientifico rilevante, e certe facoltà siano colonizzate da poche dinastie famigliari, senza che nessuno paghi e nessuno intervenga. Altre 500 pagine servirebbero per spiegarci come sia possibile che in media una causa di inadempimento contrattuale richieda sei volte più che in Svezia, nonostante i fondi disponibili e il personale della giustizia italiana siano pari o superiori a quelli di molti altri Paesi, senza che nessuno paghi e nessuno intervenga. E così via. Invece il Libro Verde si limita, per ogni settore, a elencare i provvedimenti recenti che sono stati presi - la stragrande maggioranza dei quali, peraltro, ha effetti nulli o minimi sulla spesa pubblica. Sulla sanità, il Libro Verde inneggia al recente Patto, con l’ennesimo piano di rientro per l’ennesimo sforamento, ma nessun correttivo al problema fondamentale: l’asimmetria tra autonomia di spesa e finanziamenti statali virtualmente assicurati. Sull’università si limita a riproporre il recente Patto siglato tra i ministri Mussi e Padoa-Schioppa, che anziché tagliare i fondi ai tanti atenei corrotti e inefficienti prevede (forse) un meccanismo di incentivazione per cifre irrisorie basato su criteri fumosi e facilmente manipolabili. Sulla giustizia, si limita a ripetere un vecchio argomento, la necessità di accorpare le procure più piccole, che è senz’altro corretto ma non spiega come mai alcune delle maggiori procure siano dei mostri di inefficienza. E sul pubblico impiego si limita a ricordare il recente accordo sulla produttività, che però è divenuto di fatto immediatamente inoperativo per il cedimento alle posizioni sindacali. Il Libro Verde è dunque un documento davvero poco utile. Ma il problema è più profondo, e non è soltanto il fatto che, come è stato fatto notare da più parti, ogni spesa ha la sua lobby, e in un governo di coalizione ogni lobby ha potere di veto. Il problema di fondo è culturale: grazie all’influenza congiunta delle tre culture dominanti nel nostro Paese - quella cattolica, quella marxista e quella semplicemente clientelare (dove le prime due spesso funzionano da alibi per la terza) - anche per molte persone perfettamente bene intenzionate qualsiasi taglio di spesa è un’operazione di "macelleria sociale". Ma è un problema culturale trasversale: anche il precedente governo, eccetto per la riforma Maroni, non ha fatto niente per tagliare la spesa pubblica, anzi è stato molto prodigo in più occasioni. Dunque la spesa non verrà ridotta significativamente nell’immediato futuro; l’unico modo per ridurla, ma in un futuro più lontano, è preparare il terreno culturalmente, mostrando l’enorme quantità di programmi che hanno una distribuzione della spesa per classi sociali perversa. In questo senso, invece che di un Libro Verde, sarebbe stato più utile un Libro Rosso, che tenti la difficile analisi dell’incidenza per classi di reddito e tipologie famigliari dei vari tipi di spesa pubblica, e dimostri analiticamente che quando i Policlinici vanno a rotoli chi ci va di mezzo sono le classi meno difese. Ci vorranno tempo e risorse intellettuali per preparare un simile documento, ma ecco alcune idee improvvisate. La spesa per il cinema e gran parte della cultura è destinata ai rampolli della buona borghesia e ai figli dei registi affermati: l’ordine di grandezza del risparmio ottenibile è di 500 milioni. Dei 7 miliardi per l’università, diciamo circa 4 miliardi, potrebbero pagarli le famiglie degli studenti benestanti (la stragrande maggioranza) che oggi prendono una laurea gratis. Chiudendo i rubinetti dei programmi per il Sud che alimentano soltanto la corruzione e il potere del notabilato locale, si potrebbero risparmiare nessuno sa bene quanto, ma diciamo almeno 3 miliardi. Diversi miliardi potrebbero venire dall’abolizione di aiuti vari alle imprese, che insegnano soltanto a vivacchiare senza innovare, con o senza contropartita sulle tasse. In cinque minuti, ecco elencati risparmi di spesa per almeno 8 miliardi, oltre mezzo punto percentuale del Pil, che non avrebbero nessun riflesso negativo sulla distribuzione del reddito né sullo sviluppo. Un Libro Rosso ben fatto potrebbe individuare parecchi punti di Pil: ci vorranno poi anni per convincere il pubblico che si può fare. Sarà dura, ma sembra comunque più promettente di questo Libro Verde. Roberto Perotti