La Repubblica 13/09/2007, pagg.1-23 MARC LAZAR, 13 settembre 2007
Quando il comico Coluche stregò i francesi. La Repubblica 13 settembre 2007. Beppe Grillo ha forse scatenato un nuovo sisma, che rischia di scuotere tutto il mondo politico italiano
Quando il comico Coluche stregò i francesi. La Repubblica 13 settembre 2007. Beppe Grillo ha forse scatenato un nuovo sisma, che rischia di scuotere tutto il mondo politico italiano. Il successo del raduno che ha convocato sabato scorso a Bologna, e il gran numero di firme raccolte a sostegno delle sue proposte di legge hanno suscitato innumerevoli commenti di giornalisti, esperti e responsabili politici. Sono stati espressi pareri discordanti tra chi lo approva, lo comprende o invece lo condanna. Tutti però hanno riconosciuto nella sua iniziativa il sintomo dell´antipolitica, visto come un marchio funesto, specifico dell´Italia, rispetto al resto dell´Europa. Ma siamo certi che sia così? Ventisette anni fa la Francia ha conosciuto un fenomeno comparabile, che non vuol dire simile. Ma è istruttivo ricordare quell´episodio per valutare quanto sta avvenendo in Italia in questo momento. Tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80 il presidente francese era Giscard d´Estaing, eletto nel 1974, che iniziò il suo settennato a suon di fanfara, con una serie di riforme modernizzatrici. Ma in breve tempo il Paese si ritrovò penalizzato dalle prime conseguenze della grande crisi economica mondiale: l´impennata del prezzo del petrolio, l´inflazione, la stagnazione economica, le dolorose ristrutturazioni industriali e il forte aumento della disoccupazione. Esplosero inoltre vari scandali che coinvolsero il governo e lo stesso Giscard d´Estaing, chiamato in causa nella vicenda dei diamanti donati dal presidente della Repubblica centroafricana Bokassa. La destra si divise tra sostenitori di Chirac e di Giscard, e non mancarono le lacerazioni nella sinistra, composta dal partito socialista e dal partito comunista francese, molto potente in quel periodo. Il clima politico si era fatto cupo, e fu allora che un notissimo comico, Coluche, lanciò il sasso nello stagno. Non contento di mettere alla berlina i politici nei suoi spettacoli e programmi televisivi e radiofonici, nell´ottobre 1980 annunciò la propria candidatura alla presidenza della Repubblica, con lo slogan: «Tutti insieme a dargli in culo con Coluche». All´inizio, quell´annuncio passò per una delle tante buffonate del comico, ma in breve la faccenda prese una piega preoccupante. Si era formato intorno a lui un comitato di sostegno, con la partecipazione di alcuni intellettuali di prestigio, tra cui Pierre Bourdieu, che vedevano nell´operazione Coluche un modo per denunciare la collusione tra sinistra e destra, per criticare le disfunzioni della democrazia, e da parte di qualcuno anche per mettere a nudo la «mistificazione della democrazia rappresentativa». Un´ondata di panico investì gli ambienti politici quando, all´inizio del 1981, venne attribuito a Coluche il 16% delle intenzioni di voto. Il comico si mantenne ambiguo sulle sue reali intenzioni, ma poi, rendendosi conto che l´iniziativa gli era sfuggita di mano e stava diventando una faccenda seria, finì per rinunciare a candidarsi. Da quest´episodio si possono trarre quattro grandi lezioni. In primo luogo, Coluche, al pari di Grillo, aveva usato contro la politica le armi della comicità: la derisione, l´ironia, la volgarità, la provocazione, la trasgressione. Nulla di più normale. Ma Coluche aveva anche sollevato, nel suo modo semplicistico, alcuni temi importanti che preoccupavano i cittadini, quali ad esempio i problemi delle minoranze e dell´esclusione. (In seguito questo comico ha creato l´associazione dei «restos du coeur», le mense, tuttora esistenti, che durante l´inverno offrono pasti caldi ai poveri). Grillo si comporta in maniera analoga, ad esempio quando affronta con demagogia la questione morale, o denuncia la dimensione oligarchica della politica. In secondo luogo, i fenomeni Coluche e Grillo sono a un tempo tradizionali e innovativi. Da un lato, si inseriscono naturalmente nella lunghissima tradizione di denuncia delle pecche del teatro politico, che si può far risalire addirittura ad Aristofane. Dall´altro, segnalano un importante cambiamento culturale nelle nostre società: il potere crescente degli artisti, che fanno leva sulla loro immensa popolarità e si ingeriscono nella vita pubblica, proponendo le loro soluzioni. Poiché politica è divenuta spettacolo, ritengono che lo spettacolo possa farsi politica; e subentrano nel ruolo svolto per oltre un secolo dagli intellettuali. In terzo luogo, se le diatribe di Coluche contro la politica della Francia di vent´anni fa, e quelle di Grillo nell´Italia del 2007, trovano chi le ascolta e le recepisce (sia pure in maniera effimera), è perché quanto dicono viene incontro a un profondo disagio democratico. Anche se in contesti diversi e con diversi registri, questi due attori veicolano un rapporto ambivalente nel confronti della cosa pubblica: da un lato usano e abusano dell´antipolitica, con i «vaffa» e il qualunquismo in Italia, e in Francia col poujadismo (dal nome di Pierre Poujade, che creò negli anni ”50 un movimento di protesta) e con gli slogan del tipo «tous pourris» (tutti marci). Così i comici si trasformano in apprendisti stregoni che giocano col fuoco, come ha sottolineato con forza Eugenio Scalfari; ma d´altra parte esprimono un´aspirazione all´onestà e alla trasparenza, una volontà di controllo, un desiderio di partecipazione. Un´ambivalenza che tuttavia non è solo in loro, ma esiste di fatto nell´opinione pubblica democratica. Infine - e questo è un punto essenziale nel confronto con l´Italia - il fenomeno Coluche fu ridimensionato grazie a François Mitterrand, che peraltro venne preso direttamente di mira. Nel 1980 il cantante Daniel Belavoine lo affrontò davanti alle telecamere per dirgli chiaro e tondo fino a che punto i giovani, dei quali era l´idolo, fossero stufi della politica. Mitterrand non tardò ad apprendere questa lezione e quella di Coluche. Dopo qualche attimo di incertezza, cercò di attrarre sia Belavoine che Coluche, impose la sua candidatura alla presidenza, sconfisse Giscard e si affermò come un leader carismatico, presentando un progetto di grandi riforme - politiche, economiche, sociali e culturali - che sembravano in sintonia con le esigenze di una parte dei francesi. Il progetto di Mitterrand si è però rivelato un´illusione, e il fallimento del «socialismo alla francese» ha anzi contribuito ad aggravare la crisi della sinistra e della politica in genere. In Italia il centro - sinistra, che risente più del centro - destra del fenomeno Grillo, deve combattere il suo gioco al massacro contro la politica, che suscita un giubilo plebeo; ma deve anche tener conto, con più rigore di quanto non seppe fare Mitterrand, della voglia di cambiamento che è stata espressa, e delle critiche in parte giustificate contro le tare dell´organizzazione sociale. Sarebbe un errore creare il Partito Democratico senza valutare gli aspetti seri delle aspirazioni di chi applaude agli eccessi del comico. MARC LAZAR