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 2007  settembre 13 Giovedì calendario

Francia, chiese in pericolo. Corriere della Sera 13 settembre 2007. PARIGI – «Mi dispiace, perché qui sono stati battezzati i miei figli », dice Bernard Briodeau, sindaco di Valanjou, villaggio della Loira, dopo che il consiglio comunale ha deciso a maggioranza la demolizione del campanile pericolante della chiesa di San Martino

Francia, chiese in pericolo. Corriere della Sera 13 settembre 2007. PARIGI – «Mi dispiace, perché qui sono stati battezzati i miei figli », dice Bernard Briodeau, sindaco di Valanjou, villaggio della Loira, dopo che il consiglio comunale ha deciso a maggioranza la demolizione del campanile pericolante della chiesa di San Martino. possibile che molti altri sindaci di Francia seguano l’ esempio, oppure che gli abitanti diano battaglia contro la decisione del municipio, come avvenuto a Arc-sur-Tille (Côte-d’Or). Questa volta non si tratta di furia rivoluzionaria, come all’epoca di Robespierre, quando un inestimabile patrimonio di abbazie e cattedrali venne ridotto in macerie in nome della «Ragione». Con rammarico dei poveri sindaci locali, è banalmente la mancanza di fondi a mettere a rischio la sopravvivenza di molte chiese. Il municipio di Valanjou, ad esempio, non sa dove trovare 12 mila euro all’anno per manutenzione e restauro della parrocchia, «tanto più che ce ne sono altre due». Più che sufficienti per 2 mila abitanti, tenendo conto che le chiese sono sempre meno frequentate dai francesi. Naturalmente, non sono in pericolo Notre Dame a Parigi o la cattedrale di Rouen dipinta a tutte le ore da Monet, ma anche un campanile di nessuna importanza architettonica può avere un importante valore simbolico per una piccola comunità. A ben vedere, sono ancora la «Ragione » e i principi della Repubblica laica a mettere indirettamente a rischio la sopravvivenza delle parrocchie. La legge francese prevede infatti che lo Stato e le municipalità siano proprietari della stragrande maggioranza dei luoghi di culto e quindi responsabili della manutenzione. I fedeli e i parroci ne hanno un «libero uso», ma le mura sono di proprietà pubblica. Le autorità locali possono far affiggere l’avviso di «pericolo» per impedire l’accesso alla chiesa e predisporre in seguito lavori di demolizione. Secondo la complessa legislazione francese (con eccezione dell’Alsazia dove la legge del 1905 sulla separazione fra Stato e Chiesa non ha mai avuto valore), l’accordo per la demolizione o per una diversa destinazione dovrebbe essere vistato dal prefetto o dal vescovo. Nello stesso tempo, in nome degli stessi principi di laicità, lo Stato non può accordare finanziamenti a organismi religiosi. Di conseguenza, la sopravvivenza di edifici di minore importanza monumentale potrebbe dipendere da criteri volontaristici o discrezionali. Oppure dalla possibilità di una diversa destinazione d’uso (culturale o ricreativo) con il rischio che qualche chiesa si trasformi in loft o in moschea. L’allarme è stato lanciato nel corso di un colloquio al Senato sulla conservazione del patrimonio e raccolto da Le Monde. L’Osservatorio del patrimonio religioso sostiene che nei prossimi decenni una buona parte dei centomila luoghi di culto sul suolo francese rischia di cadere in disgrazia. «Il futuro delle chiese – sostiene monsignor Claude Dagens, dell’episcopato francese’ dipende dalla misura in cui la presenza cattolica è riconosciuta nella società francese». In altre parole, un invito a un maggiore impegno da parte dello Stato. Alla preoccupazione delle autorità ecclesiastiche si sovrappone l’evidente proliferazione di moschee, in qualche caso clandestine, in ogni caso generosamente sostenute dai fedeli. anche per queste ragioni che il presidente Nicolas Sarkozy ha proposto una lettura attualizzata dei principi della laicità, sostenendo che lo Stato si faccia in parte carico della questione dei luoghi di culto. Massimo Nava