Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2007  aprile 25 Mercoledì calendario

VARI ARTICOLI SUL CASO DEI PEDOFILI DI RIGNANO FLAMINIO. PER IL FOGLIO DEI FOGLI E’ BUONO QUELLO DI BONINI DEL 26 APRILE


PRIMO GIORNO, 25 aprile 2007

Rinaldo Frignani, Corriere della Sera - ROMA – Bambini di 3-4 anni portati via dall’asilo e violentati da tre maestre, una bidella e un autore tv. Orrore a Rignano Flaminio, paese vicino Roma. Ieri mattina i carabinieri hanno arrestato gli adulti che, tra messe sataniche e festini, avrebbero abusato di 15 piccoli, tra maschi e femmine: stupri di gruppo, andati avanti per chissà quanto tempo. Ed è aperta la caccia a tante altre persone che si sospetta abbiano abusato dei bimbi e ai filmati delle violenze, alcuni dei quali – almeno secondo gli investigatori – sarebbero addirittura finiti su Internet. Il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni ha assicurato il licenziamento degli insegnanti non appena la magistratura avrà concluso il suo lavoro, annunciando anche la costituzione di parte civile del dicastero. «Serve tolleranza zero contro questi crimini ignobili», ha detto Fioroni.
La presunta banda di pedofili è stata individuata grazie alle testimonianze delle vittime, alle relazioni di un pool di psicologi che, dal luglio dell’anno scorso, hanno vissuto fianco a fianco con le loro famiglie e a una serie di riscontri incrociati. In manette sono finiti Gianfranco Scancarello, 56 anni, autore di programmi televisivi di successo come «Solletico», «Domenica In» e «Big» (Rai), «Uno per Uno» (Sat2000) e firma di punta della nuova edizione di «Buona Domenica» (Canale 5), la moglie Patrizia Del Meglio (57, maestra della scuola materna) e le colleghe Marisa Pucci e Silvana Magalotti, 48 e 55 anni. Arrestata anche la bidella Cristina Lunerti, di 34, e Kelun Weramuni, originario dello Sri Lanka (38). L’accusa è associazione per delinquere finalizzata al sequestro e alla sottrazione di minore, alla violenza sessuale di gruppo, agli atti osceni in luogo pubblico.
Quando i militari dell’Arma hanno eseguito i provvedimenti del gip di Tivoli, richiesti dal pm Marco Mansi, fuori dalle abitazioni dei presunti orchi si è formata una folla di compaesani inferociti. Domani saranno sottoposti agli interrogatori di garanzia. Nelle oltre 100 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emergono dettagli raccapriccianti di un’indagine scattata dopo le denunce di cinque genitori sconvolti perché i loro bambini tornavano a casa storditi e impauriti, facendo strani discorsi e disegni inquietanti. Ai primi esposti se ne sono aggiunti altri dieci. E le indagini hanno accertato che i piccoli venivano portati fuori dall’asilo nell’orario di scuola, condotti in tre abitazioni, fra cui una villa, e sottoposti a ogni genere di violenza dopo essere stati sedati con iniezioni alla testa e psicofarmaci in compresse. I riscontri tossicologici hanno confermato la presenza di tracce nella cute e nell’organismo dei bimbi dello stesso medicinale prescritto più volte alla moglie di Scancarello dal suo medico curante. Inoltre i 15 piccoli hanno descritto i tatuaggi della bidella in zone del corpo coperte dai vestiti.

***

Federica Angeli - Anna Maria Liguori, la Repubblica 25 aprile 2007 - FEDERICA ANGELI
ANNA MARIA LIGUORI
Rignano flaminio - «Le maestre ci davano delle caramelle che facevano venire sonno quando dovevamo fare il gioco del lupo e dello scoiattolo, così non sentivamo male». E´ un´ordinanza piena di orrore e di pratiche sessuali sadomaso quella che ha portato all´arresto di sei pedofili e quella in cui quindici bimbi raccontano le violenze subite per un anno. A violentarli sono state le loro maestre d´asilo insieme a due uomini.
Le vittime sono bambini dai tre ai sei anni, tutti alunni della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio, un paese di 8 mila abitanti a quaranta chilometri dalla capitale. Li prendevano e li portavano con un pulmino a casa di una delle insegnanti e lì li stupravano e mascheravano con dei giochi gli abusi sessuali: il gioco del lupo e dello scoiattolo, il gioco dello scatolone, il gioco del tavolino.
Ieri, dopo una lunga e delicata indagine cominciata a luglio scorso, sono finite in manette sei persone, le maestre Silvana Magalotti, Marisa Pucci, Patrizia Del Meglio e suo marito Gianfranco Scancarello (ex autore di testi televisivi che oggi lavora per Sat2000, tv della Cei, e insegna alla Cattolica), la bidella Cristina Lunerti e Kelum De Silva, un cingalese che lavora come benzinaio. All´alba i carabinieri della compagnia di Bracciano hanno dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal tribunale di Tivoli. Le accuse sono gravissime: associazione a delinquere finalizzata a commettere sottrazione di minore, sequestro di persona, violenza sessuale di gruppo, violenza sessuale su minori di anni dieci, atti osceni in luogo pubblico e altro.
Le indagini sono iniziate con la denuncia di alcuni genitori, sconvolti dalle descrizioni dei figli di "giochi" che, inequivocabilmente, facevano pensare a rapporti sessuali completi, a pratiche erotiche, perversioni che un bimbo di tre anni non avrebbe mai potuto inventare. Inoltre i genitori avevano notato strani arrossamenti o piccole escoriazioni nelle zone dei genitali dei bambini, confermati poi da altrettanti referti medici. I piccoli sarebbero tornati a casa, più di una volta, in stato confusionale e avrebbero disegnato sul quaderno scene di sesso. «Il rettangolo è la cosa che hanno le femmine - si legge nell´ordinanza - il cilindro con le corna è la cosa che hanno i maschi, e poi le due figure si uniscono così (mimando la scena di un atto sessuale)».
Nelle pagine che raccontano l´orrore mamme e papà descrivono come i pedofili portassero i bambini fuori dalla scuola a casa di una delle maestre, di come venivano narcotizzati «per non sentire male». Nell´ordinanza ci sono anche pagine di situazioni poco chiare, che ricordano rituali satanici ora al vaglio degli inquirenti, dove più di un bambino descrive le maestre e quell´uomo di colore «incappucciati, vestiti tutti di nero» e dove raccontano di aver bevuto «del liquido rosso». In quelle circostanze il gruppo di pedofili avrebbe minacciato i ragazzi con spaventosi racconti di diavoli che li avrebbero portati via alle loro mamme, qualora avessero raccontato di quei "giochi". Di più: se qualcuno avesse mai chiesto conto ai piccoli di quel che facevano a casa della maestra, avrebbero dovuto rispondere che era stato il papà ad aver insegnato loro tutte quelle cose.
E gli abusi sono andati avanti per un anno. Lo scandalo nel paese è scoppiato la mattina del 13 ottobre 2006 quando i carabinieri della compagnia di Bracciano hanno fatto irruzione nella scuola materna immersa nel verde. Su disposizione della Procura di Tivoli due maestre e una bidella (incastrata proprio da alcuni tatuaggi nelle parti intime descritti dalle vittime) furono portate in caserma e sottoposte ad un serrato interrogatorio, durante il quale avrebbero parzialmente ammesso le accuse. Nel registro degli indagati furono iscritte sei persone.
La vicenda spaccò il paese tra accusatori e difensori. In mezzo, il sindaco, Ottavio Coletta, che convocò una riunione pubblica in Comune esortando la magistratura a far luce sui fatti. Fatti poi confermati. Domani mattina, nel carcere romano di Rebibbia, cominceranno gli interrogatori dei sei presunti pedofili.


***

Flavia Amabile, La Stampa 25/4/2007 - FLAVIA AMABILE
ROMA
I carabinieri sono arrivati alle sette di ieri mattina e li hanno arrestati: tre maestre di una scuola materna di Rignano Flaminio, paese a una ventina di minuti a Nord di Roma, una bidella della stessa scuola, un autore di programmi tv per ragazzi e un benzinaio cingalese. L’accusa è di quelle che non si dimenticano: tutti e sei avrebbero partecipato - con ruoli diversi - a una serie di abusi commessi su almeno una quindicina di bambini, numero che lievita notevolmente secondo altre denunce: c’è chi racconta di casi relativi anche al 2001.
Durante le ore di lezione a volte la maestra li ha fatti uscire da scuola, raccontano i bimbi. Via su «una macchina rossa o nera lunga» fino a una «grande casa bianca». Lì c’era «un uomo nero e un televisore che trasmetteva i volti di tutti», anche se «alcune persone grandi avevano delle maschere». La casa sarebbe di una delle maestre, precisano gli inquirenti. Lì si svolgevano festini e giochi erotici. Spesso i bimbi venivano narcotizzati con psicofarmaci e tranquillanti.
Il cingalese e alcune maestre partecipavano ai giochi. Qualcuno filmava le scene. Destinatari: i vari siti di pedopornografia della rete. Al termine delle riprese, i i bambini venivano riaccompagnati a scuola.
Il meccanismo sarebbe andato avanti senza troppi problemi fino allo scorso luglio quando alcuni genitori si insospettiscono. I loro figli manifestano strani turbamenti: disegnano croci, gente mascherata, organi genitali. Piangono senza motivo, hanno dolori agli organi genitali, lividi, escoriazioni. Parlano di un «Gesù buono e un Gesù cattivo». Cinque famiglie decidono di far partire le denunce.
Nulla accade fino al 12 ottobre quando arrivano i carabinieri, con un blitz che mette sotto sopra le classi. Una perquisizione in piena regola, due maestre e una bidella portate in caserma e interrogate per cinque ore, la casa di una delle maestre - poco lontana dalla scuola - perquisita da capo a fondo.
Da quel momento niente è più come prima. Il sindaco stabilisce che il paese è un’area a rischio e per la scuola vengono decise misure di sicurezza straordinarie. Arrivano telecamere, nuove serrature. «La scuola si trasforma in un bunker - racconta una mamma - da allora la preside ha emesso circa quaranta circolari di divieto, dal divieto per i bambini di uscire in giardino a quello per i genitori di accompagnarli all’interno della scuola».
E la scuola si svuota, il paese si spacca. Le mamme creano un comitato che ormai comprende novanta genitori, l’Agerif, che va avanti nella lotta. «In questi mesi abbiamo spedito 120 e-mail, per non parlare delle raccomandate e delle telefonate fatte a tutte le istituzioni, dal ministero in giù», elenca il coordinatore delle ricerche dell’associazione. A loro favore arrivano anche due perizie mediche che accertano gli abusi sui bambini. E poi i racconti dei bimbi
Gli accusati e la scuola fanno muro. E’ anche comprensibile. Una delle maestre finite in carcere si chiama Silvana Magalotti. Per tutto il paese è «la maestra Silvana». «Insegna nella scuola da quando aveva 19-20 anni - racconta la cognata, dal negozio di abbigliamento per bambini della famiglia - ora ne ha 52, fate un po’ voi i conti. Ha cresciuto generazioni di persone. Ma vi sembra possibile che abbia fatto qualcosa di simile ora che era vicina alla pensione? E’ una donna con due figli, che il pomeriggio insegna catechesi ai ragazzi, oppure organizza gite a teatro o a Gardaland per chi non può permettersi il costo del viaggio da solo».
La seconda maestra arrestata si chiama Patrizia Del Meglio. «E’ da vent’anni maestra di scuola mentre il marito, Gianfranco Scancarello (anche lui finito in manette, n.d.r.) è un apprezzato autore di testi televisivi, hanno quattro figli e la loro unione è solida - hanno osservato i difensori della coppia Franco Coppi e Roberto Borgogno - assurdo sospettarli di abusi che non hanno sicuramente commesso». Scancarello scriveva testi per Buona domenica, il contenitore di Canale 5 condotta da Paolo Perego, e per Sat 2000, la tv dei vescovi.

Stampa Articolo

***

Giacomo Galeazzi, La Stampa - 25 aprile 2007 - Il giorno dell’ira e dello sgomento. Al cancello della palazzina grigia e rossa della materna non sono solo i genitori e i nonni ad attendere l’uscita dei bambini alle 12 e 50. Ci sono due auto dei carabinieri, due dei vigili urbani e un plotone schierato di telecamere e microfoni. Su piazza Carlo Stefanini si scaricano le tensioni di un incubo che ha sconvolto Rignano Flaminio, settemila anime tra le province di Roma e Viterbo. In uno slargo di pochi metri ribollono pulsioni opposte: l’odio della condanna senza appello e la difesa a oltranza degli arrestati. Un clima tesissimo, talmente esasperato da indurre due macchine di ventenni e trentenni del posto a investire di minacce, sputi e insulti i giornalisti che provano a squarciare il velo di omertà del paese. «Andatevene, vi massacriamo di botte, qui non deve parlare nessuno», intimano cercando lo scontro con i cronisti.
L’atmosfera è surreale, carica di paura. «Ci si conosce casa per casa», ripetono in molti mischiando terrore e vergogna per lo scandalo. «Nessuno è più sicuro di niente, ci si guarda di sospetto, si ha paura a dare giudizi. Noi qui dobbiamo continuare a viverci...», si schermisce nonna Maria, un bimbo biondo in braccio. «Ma com’è possibile che le altre maestre e il preside non sapessero nulla? E’ come se in casa mia non mi accorgessi di cosa accade in salone - si inquieta Maria Cenci, 70 anni, nonna di due bambine che riaccompagna a casa per mano -. Questa storia ci ha tolto il sonno e la tranquillità».
Un capannello di mamme dà voce al terrore che la macchia dei crimini commessi sia ancora più estesa: «Perché tre maestre arrestate e non trenta?». Apprensione, desiderio che la magistratura faccia presto chiarezza ma anche tanta rabbia tra i genitori che dalla materna «Olga Rovere» salgono al paese. «Farei provare ai loro figli le stesse cose», tuona una madre mentre lo scuolabus carica una decina di bambini con i grembiulini rosa e azzurri. Ma c’è anche chi mostra incredulità e giura sull’innocenza dei presunti orchi. «La magistratura deve agire in fretta, siamo stanchi di stare sulla graticola. Non mi sono mai accorto di nulla di strano, per mio nipote sono tranquillo», protesta un nonno. «Metto le mani sul fuoco sulla correttezza dei loro comportamenti», sostiene Pasqualina Pellegrino, collega delle maestre accusate di pedofilia -. Una di queste maestre, quella con cui ho lavorato più a lungo, non voleva accompagnare i bambini al bagno e lo facevo sempre io. Se avesse avuto interessi particolari, avrebbe voluto farlo lei».
Lo choc degli arresti è tale da spingere don Liberio, viceparroco dell’antistante chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a «raccomandare calma per evitare linciaggi e processi di piazza». Il sacerdote prova invano a rassicurare i parrocchiani sconvolti, ma lui stesso fatica a trovare le parole per quanto è allibito dalla vicenda: «Lasciamo lavorare i magistrati, anch’io ho l’angoscia nel cuore, però se ci facciamo prendere dal panico è la fine». E’ come gettare sale sulle ferite di una comunità lacerata. «Sono troppi i racconti che circolano da mesi in paese per essere tutto inventato. C’è sotto più di quanto è emerso finora», afferma Stefano Maggio, 62 anni, manovale. «Sono mesi che si fanno assemblee pubbliche spaccate tra innocentisti e colpevolisti, con toni da caccia alle streghe o assoluzioni sommarie. Ora gli arresti ci fanno pensare che non erano solo voci di paese», commenta Marco Pesenti, 55 anni programmatore di computer. Gli occhi bassi e la voce incrinata, in tanti sussurrano: «In paese c’è chi sa e non parla, Come si fa a fare una cosa del genere senza complicità e coperture?». Così il terrore invece di finire, sembra appena cominciato.

***

ANNA MARIA LIGUORI
la Repubblica, 25 aprile 2007 - RIGNANO FLAMINIO - «Mamma, quello è l´uomo nero». Così diceva uno dei piccoli quando incontrava per caso il "benzinaio" Wera Khelum De Silva, uno dei due uomini che giocavano al gioco del "lupo e dello scoiattolo" con lui e con i suoi amichetti. Ma la mamma lo sgridava, dicendogli di non parlare così a quel signore che non conosceva. Solo uno dei tanti indizi che poi hanno portato tutti, famiglie e istituzioni, ad aprire gli occhi su quel film dell´orrore che si consumava tra le pareti di una anonima casa di paese, dove gli "orchi" avevano il volto familiare delle maestre e l´innocenza veniva spezzata per sempre.
Nel giorno degli arresti la scuola materna è regolarmente aperta. Dentro tanti bambini che giocano in giardino, fuori le pattuglie dei carabinieri, le mamme che entrano ed escono. La preside dell´istituto comprensivo "Olga Rovere" è in malattia da oltre un mese, la vice preside Rita De Mari è barricata negli uffici. Apprensione, desiderio che la giustizia faccia il suo corso, ma anche tanta rabbia tra i genitori. «Farei provare ai loro figli le stesse cose», dice una donna che è venuta a prendere la figlia all´uscita della scuola. in apprensione, come molte altre mamme che hanno atteso l´uscita dei bambini alle 13, l´orario di chi non fa il tempo pieno. Poche si fermano, altre si allontanano in fretta portandosi via per mano i figli. Il paese è sotto choc. L´assessore alle politiche sociali Andrea Beretta è davanti all´istituto insieme ai tanti curiosi «per portare - dice - la solidarietà del Comune». Poco prima, una decina di bambini con le divise rosa e azzurre sono saliti ridendo e facendo ciao ciao con le mani su uno scuolabus. Tra i parenti, in attesa in piazza Carlo Stefanini, lo slargo antistante la materna Olga Rovere, c´è anche chi mostra incredulità: «Chissà - sussurrano - se è tutto vero».
C´è invece chi ci crede senza riserve, pur non avendo vissuto il dramma. E ricorre a soluzioni estreme: «La materna dell´istituto comprensivo deve essere chiusa e, successivamente, rifondata con personale nuovo - sostiene un gruppo di genitori -. Anche la dirigenza del plesso deve essere rimossa. Come è possibile che episodi di tale gravità siano potuti avvenire senza che nessuno s´avvedesse di nulla? E perché i responsabili dell´istituto hanno continuato a difendere le insegnanti finché non sono state accusate dalla magistratura?». Tutti pensano ad una sola cosa, a come sia possibile cioè che in una scuola si possano portare via dei bambini per alcune ore e sottoporli a torture sessuali senza che nessuno noti nulla di strano.
«La preside Loredana Cascelli - racconta un´altra mamma - ha chiesto e ottenuto un incontro con il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ma anziché chiedergli di allontanare le maestre gli ha espresso preoccupazioni sul futuro della materna, la cui sopravvivenza avrebbe potuto essere messa in discussione dal ritiro di molti bambini da parte delle famiglie». Gli iscritti erano infatti 220, ma dopo l´apertura dell´inchiesta sono scesi a circa 150. «Abbiamo saputo con certezza - racconta la donna - che anche davanti alle domande incalzanti del ministro e dei suoi collaboratori la preside ha continuato a difendere le insegnanti e a sostenere l´assoluta infondatezza delle accuse».
Eppure una parte dei genitori che hanno avuto i figli abusati non ha sporto denuncia: molti hanno paura delle conseguenze all´interno di un paese che conta appena 8mila anime. Tra questi la mamma di una bimba di 5 anni che è stata ripetutamente violentata: «Mia figlia ci raccontava di posti che non aveva visto con noi. Passava davanti alla casa dove veniva portata da quei criminali e diceva di esserci stata durante le ore di scuola, di un´auto che la conduceva fin lì. Noi però pensavamo che fosse solo fantasia». Si ferma. Riprende: «Poi, quando altri genitori si sono accorti, ci siamo rivolti tutti allo stesso pediatra. Abbiamo cominciato a parlare di più con nostra figlia, in modo da farle dire quello che aveva dentro. Si rabbuiava ogni volta che si parlava delle maestre. Alla fine ci ha raccontato di giochi che avrebbero dovuto rimanere segreti. Una volta ci ha detto che aveva male lì perché, come le avevano detto di dire, non era ancora abituata al gioco».


***

Fabrizio Caccia, Corriere della Sera - RIGNANO FLAMINIO (Roma) – «Con le maestre facevamo il gioco del dito dritto. Ma anche quello che si chiama: Io mangio te e tu mangi me... che ci si lecca insieme... Loro ci dicevano di non dire niente a nessuno, ci dicevano che doveva restare un segreto...».
La voce dell’innocenza. I bambini della scuola materna di Rignano Flaminio tornavano a casa sempre stanchi, s’addormentavano subito. Bambini di tre, quattro anni. Con i genitori parlavano poco, ma con gli psicologi e gli assistenti sociali, poi, si sono aperti. Ed è venuto fuori l’orrore: «Nella villa c’era pure un signore che si tagliava sul braccio con il coltello. Lo faceva per fare uscire il sangue. Poi metteva le gocce di sangue nel bicchiere insieme a qualcos’altro. E ci diceva di bere...». Bere il sangue, capito? «Ci facevano le punture nelle guance e anche in testa. Ci dicevano che così stavamo buoni...».
Bambini narcotizzati, drogati. Bambini usati per festini hard e filmini porno. Difficile andare avanti. Difficile crederci. Difficile tutto. Eppure molto è scritto nell’ordinanza d’arresto. Pedofilia, satanismo, messe nere. Possibile? Due delle tre maestre arrestate, Patrizia e Silvana, facevano le catechiste in parrocchia. Il parroco, don Erri Rocchi, ora grida: «Via di qui, non credete alle malelingue». A Rignano le maestre Patrizia, Marisa e Silvana le conoscono tutti bene. I concittadini hanno raccolto centinaia di firme in favore loro.
Come possono essere entrate nella banda degli orchi?
Ha 32 anni, fa l’autista di autobus a Roma, è uno dei papà che ha denunciato tutto: «Ora si godano pure il carcere – dice – ma quando escono, giuro che la giustizia me la faccio da me». Suo figlio è di là nella cameretta, non va più a scuola dall’anno scorso: «Mi portavano in un villa con una piscina – ha raccontato un giorno il bimbo alla psicologa consulente della procura di Tivoli ”. Poi mi spogliavano nudo e mi toccavano. C’erano anche le maestre...».
Suo padre dice che all’inizio pensava solo a una fantasia, magari a un brutto film che aveva impressionato il figlio. Ma poi s’è accorto che i racconti coincidevano, che c’erano altri bambini che narravano strane cose ai genitori. Il gioco della ranocchia. Il gioco dell’uomo nero. Il gioco degli uccelli. Bambini con ali di plastica sulle spalle e adulti con le maschere sul viso. Insieme come in una recita teatrale: «E un televisore trasmetteva i volti di tutti...».
Bambini terrorizzati, bambini che hanno cominciato a parlare già a scuola, con i disegni: persone ritratte con gli arti amputati, vortici, mulinelli. E i colori sempre cupi: le case bianche, le macchine rosse. E poi quell’omino nero onnipresente: il benzinaio cingalese. Seguendo le tracce dei disegni, i carabinieri di Bracciano sono arrivati a scoprire tutto. Le maestre, il benzinaio, la bidella Cristina con i suoi piercing e i suoi tatuaggi anche nelle parti più nascoste. Come facevano i bambini a sapere tutto dei suoi intimi tattoo? Elisabetta Vecchi, assistente sociale del comune di Rignano Flaminio, all’inizio non voleva crederci. Poi è rimasta di sasso. Impietrita, sconvolta. I bambini parlavano e lei ascoltava. C’era il gioco dell’olio: «Le maestre si coprivano gli occhi con le mani e noi dovevamo massaggiarle sui seni con l’olio d’oliva. Infatti tornavamo a casa sempre sporchi e unti». E c’era il gioco del dito dritto. Raccapricciante: «Mia figlia di 4 anni aveva sempre i genitali arrossati, tagliuzzati e non capivamo cosa fosse – ha raccontato un altro genitore ”. Lei ci parlava di strani posti che aveva visto durante la giornata scolastica, di un’auto, di una casa, ma credevamo fosse solo la fantasia di una bimba. Poi però rivolgendosi allo stesso pediatra altri genitori si sono accorti che i problemi di emorroidi dei loro bambini affliggevano gli alunni delle stesse classi. Così abbiamo iniziato a giocare di più con nostra figlia per farla parlare, perché la piccola si rabbuiava ogni volta che le chiedevamo delle maestre. E un giorno, infine, ci ha detto che aveva male proprio lì... Perché non era ancora abituata al gioco che le avevano insegnato».

***

PAOLO G. BRERA
la Repubblica 25/4/2007 ROMA - C´è anche un autore televisivo molto noto, inventore di trasmissioni "cult" sui piccoli e grandi problemi dei bambini come Solletico per la Rai, tra le persone accusate dell´orrore di Rignano Flaminio. Gianfranco Scancarello, 56 anni, oggi firma con Cesare Lanza Buona Domenica ed è il creatore e il deus ex machina di Unoperuno, la trasmissione pomeridiana sul canale dei vescovi Sat2000 che tutti i giorni, da anni, affronta le difficoltà degli adolescenti. "Io e mio padre", era il tema della puntata di ieri.
« un´imputazione agghiacciante, per rispetto suo e della magistratura non facciamo commenti. Siamo sicuri che Gianfranco riuscirà a dimostrare presto la sua estraneità, e per ora ci limitiamo a questo: vogliamo prima capire», dice Cesare Lanza, aggiungendo solo lodi: «Io lo chiamo "il Centrocampista" perché è uno che conosce tutto di questo mestiere, e che sa fare qualsiasi cosa: il tecnico, la scrittura, i video... un grandissimo professionista».
Proprio la tv dei ragazzi era il suo pane quotidiano, ed è questo che oggi suona più stridente nell´arresto per pedofilia. Un curriculum importante, in cui figura anche la docenza all´università Cattolica. E quando c´era da parlare in pubblico del rapporto difficile tra informazione e infanzia, lui era il primo a essere chiamato: dall´incontro dell´Ucsi (la stampa cattolica) del Lazio su "media e ragazzi", al corso "media, valori, educazione" del Dipartimento di pedagogia della Cattolica. E nel 2003 era uno degli esperti di tv pedagogica nel "Rapporto tra minori e programmi tv" dell´Authority per le telecomunicazioni.
A Buona Domenica è arrivato quest´anno, «in quel gruppo di autori in cui mi trovavo male», dice Claudio Lippi, che ha lasciato il programma in disaccordo sui contenuti ma di Scancarello parla solo bene: «Lui e Silvia Zavattini - dice - erano quelli coi quali mi sentivo più in sintonia, quelli che mostravano un grado di professionalità sempre alto. Loro due si occupavano dei contenuti più giornalistici, e curavano proprio la parte rivolta agli adolescenti. davvero incredibile». Ed è attonito anche Roberto Cenci, altro storico autore del programma: « una notizia che uno apprende e rimane così, immobile, senza parole». Senza parole anche la redazione di "Unoperuno", che butta giù nervosamente la cornetta. Ma Sat2000 in una nota dice di avere appreso la notizia «con enorme stupore, anzi con incredulità», riservandosi «di assumere adeguati provvedimenti non appena la situazione si sarà chiarita».

***

F. Fior., Corriere della Sera, ROMA – Sul fronte compatto delle maestre dell’istituto Rovere di Rignano Flaminio, che hanno sempre appoggiato le colleghe sostenendone l’innocenza, non sembra insinuarsi alcuna crepa anche dopo gli arresti di ieri.
Pasqualina Pellegrino, che per sei anni ha condiviso il lavoro con un’insegnante arrestata, mette «le mani sul fuoco sulla sua correttezza» e difende anche la bidella. «Sono certa della serietà e dell’innocenza della collega – ha spiegato ieri davanti al cancello della scuola – perché l’ ho vista con i bambini: è sempre affettuosa e attenta ai loro bisogni. Ho piena fiducia in loro e mi limito a raccontare solo questo: la maestra con cui ho lavorato più a lungo, non voleva accompagnare i bambini in bagno e lo facevo io. Se avesse avuto interessi particolari, avrebbe insistito per farlo lei. Ho cercato d’ incontrare i genitori che hanno denunciato questi OMA episodi di pedofilia – ha aggiunto Pellegrino – ma loro hanno rifiutato».
Nei mesi scorsi il collegio dei docenti, appoggiato dalla preside dell’istituto Loredana Cascelli ha sempre sostenuto le insegnanti finite nel registro degli indagati deliberando all’unanimità di «non agire in nessun modo fino alla conclusione dell’inchiesta».
«Oggi è difficile comprendere questo comportamento – ha dichiarato Bruno Pagnani, direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio – ma sono fatti così gravi e assurdi che è prevalsa in tutti noi l’incredulità».

***

Flavia Fiorentino, Corriere della Sera - ROMA – Sua figlia Angelica (il nome è di fantasia) non frequenta più la scuola di Rignano dal 12 ottobre scorso, la data del blitz e delle perquisizioni. Ma questo per lei non conta. Lei, la madre, ha continuato a indagare e combattere ogni giorno per tutti gli altri bambini. E dal 16 novembre ha fondato l’Agerif (Associazione genitori di Rignano Flaminio) per conoscere la verità dopo le angosce, i sospetti, la disperazione di questi ultimi mesi. «Appena dopo il blitz ci siamo rivolti all’istituzione scuola pensando di essere ascoltati – racconta la mamma di Angelica – mentre abbiamo trovato un muro, soprattutto da parte della preside Loredana Cascelli che ha sempre difeso a spada tratta le sue insegnanti. Ma abbiamo chiesto aiuto, a vuoto, anche al direttore dell’Ufficio scolastico regionale Bruno Pagnani che non ha mai preso una posizione precisa. E ci siamo rivolti pure all’assessore regionale Silvia Costa, con cui abbiamo avuto un colloquio di quattro ore che poi non ha portato a nulla.
A Natale – continua la signora – sono state addirittura organizzate le recite a porte chiuse perché sembravamo noi il pericolo per i nostri figli. A fine dicembre il ministro Fioroni ha emanato la circolare numero 72 in cui si affermava che in particolari casi si poteva procedere a una «sospensione cautelare» delle maestre. Pagnani dice di aver messo in atto a febbraio questi provvedimenti, ma a noi non è mai stata data notizia. E poi, come mai, dopo Pasqua una maestra, Silvana Magalotti è tornata a scuola con aria trionfante? Non era stata sospesa?». L’unico ad essere «assolto» dai genitori è il sindaco di Rignano, Ottavio Coletta. «Fin dal primo momento – aggiunge ancora la madre di Angelica – ci aveva assicurato che, una volta conclusa l’inchiesta il Comune si sarebbe costituito parte civile.
E ora lo conferma».
Dall’ufficio scolastico regionale del Lazio trapela incredulità: «Noi ci sentiamo profondamente colpiti per quello che è successo perché capiamo che le famiglie mettono i loro figli nelle nostre mani – ha detto il direttore Pagnani – ma è davvero difficile riuscire a immaginare e prevenire episodi come questi. Casi isolati di pedofilia si sono verificati, purtroppo, più di una volta. Ma qui si parla di più persone, una vera e propria associazione, qualcosa di molto più grave. Qualcuno ha proposto test obbligatori sui docenti, ripetuti periodicamente. Se davvero servissero a prevenire questi fatti orribili, sarei assolutamente favorevole».
Intanto il ministro Fioroni si scusa pubblicamente con le famiglie, annuncia il licenziamento e parla di «tolleranza zero per crimini così ignobili» e annuncia che il ministero dell’Istruzione si costituirà parte civile. Le famiglie di Rignano, i nonni, i genitori dei bambini non si danno pace da quando hanno saputo degli arresti, vogliono sapere cosa realmente è accaduto ai loro piccoli. «Si può anche assumere la decisione di non decidere – conclude la fondatrice dell’Agerif – ma non possiamo tollerare che chi, fino a ieri non ha mosso un dito, oggi, di colpo, perché conviene, cambi le carte in tavola».
«Ci hanno fatto passare per visionarie, ci hanno accusato di voler rovinare la vita a persone perbene, di essere delle scriteriate – interviene la madre di Luca (nome di fantasia), un altro allievo – ora dovrebbero chiederci tutti scusa, a cominciare dalle autorità. Speriamo soltanto che i bambini siano aiutati in tutti i modi a superare il trauma che hanno subito».
Ma ad attaccare Fioroni non sono solo le mamme di Rignano. L’avvocato Franco Coppi, difensore di Gianfranco Scancarello e della moglie, Patrizia Del Meglio, due dei sei arrestati, chiede al ministro «se sappia che nell’ordinamento italiano esista la presunzione di non colpevolezza», invitandolo a giudizi più pacati e meno frettolosi.

***

Umberto Galimberti, la Repubblica 25/4/2007 - Quello che più impressiona in questa storia di (ormai dobbiamo dirlo) «ordinaria pedofilia», è la presenza, in questo gioco tragico e perverso, di quattro donne: tre educatrici e una bidella della scuola materna, a cui le mamme ogni mattina, in piena fiducia, affidavano i loro bambini. Le donne, durante la giornata, consegnavano i piccoli a loro affidati agli orchi, per le loro mostruosità fisiche e per giunta videoregistrate per la gioia dei perversi voyeur. Probabilmente le maestre d´asilo lo facevano anche per denaro, dal momento che il denaro è diventato l´unico generatore simbolico di tutti i valori e i disvalori della nostra e delle altre culture. Ma chi è quella donna – che a differenza del maschio ha una particolare e specifica sensibilità per i bambini che genera, cresce, interpreta, ama – capace di questa terribile mediazione? Conosciamo i protettori che prostituiscono le minorenni, le tenutarie di appartamenti che gestiscono le ragazze spesso ridotte in schiavitù, ma non ancora le maestre d´asilo che affittano i bambini per le pratiche truci degli adulti. Per denaro, con molta fatica lo si capisce, ma non basta. In loro si è spezzato il più elementare dei sentimenti, quello che accomuna uomini e animali e che genera, immediatamente e senza riflessione, la cura dei piccoli che commuovono per la loro impotenza, la loro fragilità, la richiesta d´aiuto e protezione che traspare dai loro occhi pieni di invocazione. Questo sentimento primordiale, nucleo caldo a partire dal quale si generano i sentimenti meno innocenti, ma pur sempre significativi dell´età adulta, in loro non si è costituito o, non si sa per quale stravolgimento della natura, si è rotto.
E noi non ce ne siamo accorti. E quando dico «noi» dico la famiglia in cui queste educatrici sono cresciute, gli insegnanti che nella loro formazione hanno incontrato, gli esaminatori che le hanno abilitate alla professione, la direzione dell´asilo che le ha viste all´opera. Nessuno se ne è accorto. E questo per due motivi. Perché fatti del genere sono impensabili, anche se, come si vede, non impossibili, e perché sulla pedofilia, come avremo modo di verificare tra qualche giorno dopo questo episodio, regna un grande silenzio.
Innanzitutto perché è difficile veder chiaro in quella zona di confine dove i gesti truci dei pedofili sono così mescolati, intrecciati e confusi con i gesti di tenerezza, cura e amore per i bambini, da rendere indiscernibile dove finisce un gesto d´accoglienza e dove comincia un gesto di trasgressione. In secondo luogo perché le mura del riserbo, prima di essere del paese o del rione che un po´ sa e un po´ non sa, sono all´interno delle stesse mura di casa che non si vogliono profanate, e nella stessa interiorità individuale che rifiuta di veder chiaro tra le proprie fantasie, i propri impulsi, le proprie tendenze sconnesse e al tempo stesso forzate a fornire agli altri, e magari anche a se stessi, un´immagine impeccabile di sé.
Ma questa volta il grande silenzio è stato rotto. E sapete da chi? Dai bambini. Che non volevano più andare all´asilo, che piangevano davanti all´ingresso, che, aggrappandosi alle favole che avevano sentito raccontare, parlavano dell´«uomo nero» che faceva loro male. E i genitori, grazie a Dio, questa volta li hanno ascoltati.
I bambini non parlano mai per niente. I loro racconti utilizzano le favole che hanno sentito per dire cose vere. Sembra che divagano con la loro immaginazione. Sembra che facciano i capricci. Sembra che abbiano paure immotivate. Sembra. Ma non è così. Usano gli strumenti linguistici ed emozionali di cui dispongono per descrivere la realtà in cui vivono, e del cui malessere spesso non ci accorgiamo.
Nei loro frammentari e divaganti discorsi noi scrutiamo l´intelligenza, mai la paura. Ci inorgogliamo per le loro fulminee ideazioni e scartiamo, come prodotti delle fantasie, le loro ansie e quel che di terribile nella realtà può capitare a loro. E che per descriverlo non hanno parole, perché nella loro breve vita ancora non sanno che cos´è la sessualità e tanto meno cos´è la violenza sotto la specie dell´amore.
Le educatrici si sono inserite con abilità nell´ingenuità dei bambini, con astuzia perversa hanno sfruttato lo schema elementare, a loro ben noto, con cui i bambini visualizzano gli adulti e, allargando il campo dell´accoglienza, sono passate dal gesto di tenerezza al gesto truce verso soggetti che, per la loro età ancora troppo fragile e incerta, hanno un enorme bisogno d´amore e ancora non dispongono di conoscenza.
Come sarà il futuro di questi bambini? Il "danno" non sempre è risanabile, come mai lo è quando non si hanno dispositivi mentali per codificare le esperienze che si fanno. Il danno non lo abbiamo evitato. L´abbiamo semplicemente interrotto. E questo grazie all´ascolto attento dei genitori che non hanno scambiato per «fantasie» le parole incerte dei loro bambini.
Li hanno guardati da vicino, non hanno trascurato i loro sguardi tristi, i loro accenni vaghi, le loro paure che scoppiavano immotivate in circostanze normali, la loro gioia spenta, i loro silenzi che non si lasciavano sedurre neanche dalle cose che avevano sempre desiderato. Hanno raccolto i frammenti dei loro racconti. Li hanno messi insieme con cura. Hanno fatto i genitori come spesso non si fa.
L´invito a tutti noi è di seguire il loro esempio, mentre la richiesta forte e chiara da rivolgere a chi promuove e mette in ruolo bidelli, insegnanti, educatori, soprattutto nei primi anni in cui i bambini fanno esperienza in comune, è quella di esercitare un rigore e un´attenzione continua senza esitazione e senza pietà, perché il danno, il più delle volte, lascia una traccia che non si cancella più.


Marina Cavalieri, la Repubblica 25/4/2007 - MARINA CAVALLIERI
ROMA - Tilde Giani Gallino, psicologa, in questo episodio di pedofilia ci sono delle maestre, delle donne coinvolte; è un fatto eccezionale o abusare di bambini non è un vizio solo maschile?
«Purtroppo succede più spesso di quanto non si creda che donne siano protagoniste di casi di pedofilia. Per lo più sono madri o nonne; lo so, è una cosa dura da immaginare, eppure ci sono stati processi, persone finite in tribunale. Sono casi che raramente vengono alla luce perché quando ci sono figure materne è ancora più difficile far emergere le violenze. Il bambino è ancora più impotente. Nel caso di Rignano Flaminio però vedo delle novità».
Quali?
«Gli abusi di donne su bambini avvengono quasi sempre in privato. In questo caso, per quello che se ne può capire, c´era una situazione di gruppo, un´associazione a delinquere, se così si può dire, e c´era anche un risvolto commerciale. Il movente era ancora più bieco perché c´era un fattore economico come la produzione di cassette pornografiche. Casi così non erano mai capitati».
I bambini coinvolti sono molto piccoli, sono stati scelti di quell´età perché è più facile ingannarli?
«E´ vero che con un bambino piccolo il pedofilo ha molte più possibilità di farla franca. Il bambino è abituato ad accettare come normali le cose fatte dagli adulti, vede nell´adulto una guida e un modello da imitare. Comunque. Il bambino può anche fare delle cose che non gli piacciono ma pensa che le deve fare perché così fanno gli adulti e a quell´età si affidano completamente».
Non sono in grado di raccontare ai genitori quello che accade?
«Il bambino può non rendersi conto che c´è qualcosa di anormale anche perché gli adulti che compiono abusi sono amabili, simpatici, sorridono, sono convincenti e hanno buone maniere. Spesso possono essere persone stimate dalla famiglia. E in questo caso lo erano. Perciò il bambino ubbidisce, fa quello che gli chiedono perché pensa che è quello che ci si aspetta da lui. Poi è difficile che un bambino piccolo racconti quello che ha fatto pure nel caso di esperienze positive; aggiungiamo anche che gli adulti spesso non sanno ascoltare».
I bambini affidano quasi sempre ai disegni il loro vissuto, anche questa volta sui fogli hanno lasciato frammenti della loro storia.
«Sì, e quando lo fanno i disegni sono terribili, rappresentano tutta la confusione mentale di un bambino abusato. Nei casi di bambini violentati è difficile che i disegni rappresentino figure umane, così come scene esplicite di sesso o organi genitali. Invece sono quasi sempre disegni emotivi, con linee spezzate incapaci di esprimere un progetto, righe fortissime sul foglio, fatte con molta forza: sono disegni che esprimono rabbia».

***

Maria Corbi, La Stampa 25/4/2007 - Un bambino torna a casa arrossato e lo si cura, torna a casa sporco e lo si lava, torna a casa con dei disegni sul corpo e si pensa che abbia giocato con i pennarelli». Così parla Maria, una delle mamme di Rignano, anche lei vive con il peso dei sensi di colpa «per non aver capito». «Le conoscevo da quindici anni. Ho detto a mia figlia che con le sue maestre doveva essere brava come lo era con me. Non riesco più a dirle: ”fai la brava”». Maria non è sola, accanto a lei la rete delle mamme di bambini che hanno denunciato l’abuso da parte delle tre maestre dell’asilo, della bidella e di altri due uomini. Non è facile in questi casi trovare la forza di combattere insieme, spesso la vergogna, la paura di «far sapere» - un padre ha detto: «La farò visitare, ma continuerà ad andare all’asilo, altrimenti penseranno che sia stata violentata» - toglie forza e voglia di confrontarsi. Si diventa cellule singole. Ognuna piena del proprio dolore. Questa volta è diverso. Ognuna di queste donne racconta un pezzo della sua storia, racconta la luce spenta negli occhi del proprio bambino, di come sia difficile accorgersi di quanto sta accadendo, anche quando le bambine si prendono la «candida». «Tu pensi - dice Gina - che i bagni sono poco puliti e insegni a tua figlia a non sedersi sulla tavoletta». Anche quando qualche genitore è andato a prendere il figlio prima del previsto e non lo ha trovato, ha accettato la semplice spiegazione: «Si è nascosto». Sono bambini, si sa. Racconti di vero orrore. Ad accusare i bambini, sotto accusa le maestre, signore inappuntabili, pilastri di quella che è diventata la «Peyton Place» laziale, Rignano Flaminio. Due di loro sono catechiste nella parrocchia di don Henry che dal pulpito ha esortato «le malelingue a tacere». Innocenti fino a prova contraria. L’avvocato Franco Coppi, che ha accettato la difesa di una delle maestre e di suo marito spiega: «Le accuse sono pesanti, vedremo su cosa sono fondate. Per il momento mi sembrano cose talmente tanto orrende che non si giustappongono con il passato ed il presente dei miei assistiti».
Cose talmente orrende, dice il principe del Foro. E basta ascoltare Alessandro, un padre, per rendersene conto: «Mia figlia di 4 anni aveva sempre i genitali arrossati, tagliuzzati e non capivamo cosa fosse. Era strana da qualche tempo e ci raccontava di posti che aveva visto durante la giornata scolastica, di un’auto, di una casa, ma credevamo fosse solo la fantasia di una bimba. Poi, quando altri genitori si sono accorti, rivolgendosi allo stesso pediatra, che i problemi di emorroidi dei loro bambini affliggevano gli alunni delle stesse classi, abbiamo iniziato a giocare di più con nostra figlia per farla parlare perché la piccola si rabbuiava ogni volta che le chiedevamo delle maestre. Alla fine ci ha raccontato di giochi che avrebbero dovuto rimanere segreti. Una volta ci ha detto che aveva male "lì" perché, come le avevano insegnato, non era ancora abituata al gioco».
Bambine e bambini, che sanno appena parlare, ma che hanno espresso il disagio con le lacrime, la tristezza, i disegni: falli colorati, artigli, sangue. «Gli facevano fare il gioco del dito dritto», racconta un altro genitore. «Le spogliavano, le facevano sdraiare e gli infilavano ”nella patatina” il dito». Molte sono state deflorate, spiega una madre.
I primi segnali della loro pena i bambini li hanno dati la scorsa primavera. Alcuni di loro erano diventati ingestibili. «Aveva crisi improvvise, vomitava, urlava di notte», spiega Roberta. «Imitava gli animali, si feriva», racconta Claudia. «Si svegliava la notte gridando: ”mi picchiano, mi picchiano”», aggiunge Sarah.
Non c’è fine all’abisso di queste testimonianze. Daniela ha un figlio che combatteva dalla nascita con la difficoltà: «Abbiamo lavorato 3 anni per riportare un figlio ad una vita normale. Terapie, dottori, visite. Stavamo rialzando la testa, stavamo scoprendo che il mondo è bello, finalmente.... Dobbiamo ricominciare daccapo. Ci hanno ammazzato tutti, mio figlio per primo. Ci hanno ammazzato. Ma devono temere i morti, perché ritornano».

***

SECONDO GIORNO, 26/4/2007
Fabrizio Caccia - Rinaldo Frignani
ROMA – Ora è caccia ad altre cinque persone che avrebbero partecipato alle violenze di gruppo sui piccoli alunni della scuola materna di Rignano Flaminio. Dopo gli arresti di martedì mattina, i carabinieri stanno tentando di individuare altri «insospettabili» descritti dai bambini. E cercano un terzo locale, forse un garage, dove sarebbero avvenute le violenze.
L’indagine sulla presunta banda di pedofili si allarga, mentre ieri il ministro dell’Interno Giuliano Amato ha rivelato di essere stato «informato dell’istruttoria in corso. La seguivamo con il fiato sospeso, riservatamente - ha spiegato - perché ci rendiamo conto cosa significhi per le famiglie che hanno bambini a scuola e all’asilo. Si tratta di un incubo che fa rabbrividire, episodi molto gravi che però nel nostro sistema scolastico sono assolutamente isolati e non diffusi».
Con il trascorrere delle ore emergono altri particolari sulla vicenda. Racconti fatti dai 15 bambini di 3-4 anni che avrebbero detto di aver subìto violenze, non solo nei bagni della scuola materna ma anche in un appartamento e in una villa di Rignano. Le conferme alle tesi accusatorie, almeno a sentire gli investigatori, sono tante: i piccoli hanno descritto anche i colori delle pareti di alcune stanze delle abitazioni. E le verifiche sono state positive. Ancora: hanno parlato di una piscina «con i pesci rossi» dove gli adulti li facevano entrare nudi, prima degli abusi. E la piscina sarebbe stata effettivamente trovata. Di più: hanno descritto una casetta per i giochi in un giardino. E, in effetti, almeno fino a marzo (c’è la testimonianza di un vicino) era realmente dove loro dicevano che si trovasse.
Per gli investigatori si tratta di indizi fondamentali per dimostrare che i bimbi frequentavano quelle case. Le maestre negano disperatamente tutto con i loro difensori. Si ribellano alle accuse di averli violentati. Giurano di non averli mai portati nelle abitazioni. Eppure, secondo i carabinieri, sono troppe le coincidenze, troppi i «particolari riscontrati» per pensare che i piccoli si siano inventati tutto. Senza dimenticare quegli accertamenti specialistici che hanno dimostrato il fatto che ai bimbi erano stati somministrati psicofarmaci.
Dal Palazzo di giustizia di Tivoli non trapela nulla. Ma nell’ordinanza che ha portato in carcere i sei arrestati ci sono altri elementi che appesantiscono la loro posizione. Come i referti medici dell’ospedale «Bambin Gesù» che confermano le violenze subìte da almeno una bimba. E poi ci sono altri racconti su ciò che avveniva durante gli incontri. «Un giorno la maestra ha incendiato il crocefisso, e ci ha detto che Gesù è cattivo mentre il diavolo è buono. Poi ci ha tagliato i capelli...», ha detto una bambina dopo la scoperta di un disegno che aveva fatto.
L’ombra dei riti satanici si allunga sulla storia degli abusi a Rignano. E intanto si continuano a cercare foto e filmati (che finora non sono stati trovati) delle violenze: i carabinieri hanno sequestrato tre computer che si aggiungono ai due acquisiti nei primi controlli di ottobre. Gli specialisti del Racis hanno cominciato ad analizzare le memorie. I militari sospettano che le immagini siano state vendute per migliaia di euro.
Sull’onda dell’emozione e dello sconcerto a Rignano e nei centri vicini ormai è psicosi. Sono oltre 50 i bambini che i genitori hanno fatto sottoporre negli ultimi giorni ad analisi per verificare se siano stati mai somministrati loro tranquillanti e psicofarmaci.

***

Paolo Brogi, Corriere della Sera - ROMA – L’ordinanza di arresto aperta sul letto o sui ripiani spogli delle celle di isolamento. E volti scuri, incerti tra rabbia, incredulità e amarezza, pronti però ad affrontare gli imminenti interrogatori di garanzia del gip. Ai «Nuovi giunti», il reparto d’isolamento di Rebibbia maschile, Gianfranco Scancarello, l’autore di programmi televisivi, attacca così: «Ma come? Siamo stati mesi ad aspettare di essere sentiti, ma non abbiamo visto nessuno. Una sorpresa. Al punto che pensavamo che si fosse sgonfiato tutto. E ora eccoci qua dentro a leggere queste cose incredibili. Un incubo...».
Occhi lucidi, febbrili. Una mezza tuta sulle spalle, maglietta, pantaloni stazzonati, l’aspetto di chi non ha avuto tempo per vestirsi. Non c’è aria di pentimento o di rassegnazione nella cella di Scancarello. Il consigliere regionale dei Verdi, Giuseppe Mariani, vicepresidente della Commissione sicurezza, ha cominciato da lì ieri il suo giro tra gli arrestati di Rignano Flaminio. Nella cella è arrivata anche un’altra visitatrice, la parlamentare verde Paola Balducci. «Sono ormai nonno, oltre che papà, e un nipotino mi è nato subito dopo l’inizio di questa storia, a ottobre – ha detto l’autore di «Buona domenica» ”. Ecco il mio rapporto con i ragazzi. Ho lavorato una vita per parlare delle loro storie belle. L’ultima, su Raiuno: tre vicende d’integrazione, tra bullismo e handicap fisici. E ora? Mi sento e parlo già come un ex. Come uno che è stato stroncato nella sua attività. Mi hanno rovinato la vita. Ma affronterò questa battaglia...».
L’autore di tanti programmi tv spiega così le accuse che lo riguardano: « il male che abbiamo dentro, arriva a colpirci e a manifestare il peggio che c’è nella società... Un bambino non può immaginare queste cose. Chi ha architettato tutto questo? Viene da rispondere i genitori. Ma io penso che sia stato un male peggiore, quello del sospetto che si è autoalimentato...». Sua moglie Patrizia Del Meglio, più tardi, parla di un meccanismo tipo calamita: «Uno tira l’altro, ecco cos’è successo. E noi che finiamo stritolati...».
La parola complotto non viene pronunciata. Scancarello fa trasparire una forte tensione, ha l’aria di chi è pronto ad andare allo scontro. «Se non altro, lo devo a quanto di buono ho fatto nella mia vita – dice ”. Devo vincere questa battaglia. Devo smontare questa roba...». Nella sua cella non c’è molto: il pranzo non toccato, lasciato a freddare sul tavolino, e poi quell’ordinanza che l’ha portato in carcere, su un ripiano. Più tutte le domande che lui continua a farsi: «Com’è successo? Continuo a chiedermelo...».
Poca distante c’è l’altro detenuto, lo srilankese Kelum Da Silva. Dice in inglese: «Non capisco l’italiano. Non so perché sono dentro, non conosco le imputazioni». Nel padiglione femminile Marisa Pucci, una delle tre maestre, implora: «Aiutatemi. Ho le bambine a casa. Solo a pensarci è un’infamia insopportabile. Avevamo la solidarietà di tanti, compreso il parroco, ma poi l’hanno messo in minoranza». Patrizia Del Meglio insiste: «Ma come hanno fatto a spingersi fino a questo punto? Ci troviamo di fronte a cose non solo irriferibili, ma anche incredibili. Alla fine i bambini più violentati, oltre ai nostri figli, saranno quelli che dicono di essere stati violentati». L’altra insegnante detenuta, Silvana Magalotti, si chiede: «Ma come avremmo fatto in un paese così piccolo? Sotto gli occhi di tutti... E se proprio ci dovevano arrestare, perché non ci hanno concesso i domiciliari?». La bidella, Cristina Lucenti, è preoccupata per la madre. « molto malata». Adesso dovranno tutti difendersi davanti al Gip.

***

Carlo Bonini, la Repubblica 26/4/2007
ORA CHE non è più un segreto e se ne cominciano a individuare i contorni, questa nera storia dei bimbi della Olga Rovere si mostra per quel che è ed è stata sin da principio. Una storia di adulti che, al momento, non propone nessuna incontrovertibile certezza. Se non quella, sgradevole, di apparire comunque diversa (è impossibile dire oggi se terribilmente peggiore o altrettanto terribilmente difforme) da ciò che le spaventose 59 pagine di un´ordinanza di custodia cautelare dicono sia accaduto. Gli adulti, dunque. Un pubblico ministero di Tivoli, Marco Mansi. La sua consulente psichiatra, dottoressa Marcella Battisti Fraschetti, classe 1934, studio in Santa Maria di Galeria (frazione di Roma). Gli ufficiali e i sottufficiali della compagnia carabinieri di Bracciano. I 100 padri e madri dell´Agerif, Associazione genitori Rignano Flaminio. Il sindaco di una lista civica che tiene insieme destra e sinistra, Ottavio Poletta, al suo secondo mandato. Una preside, Loredana Cascelli, madre di tre figli, con i suoi 21 docenti e i 5 collaboratori scolastici del "plesso scuola dell´infanzia". Gli arrestati di martedì: Silvana Magalotti, coordinatrice scolastica, le maestre Marisa Pucci e Patrizia Del Meglio con il marito regista televisivo Gianfranco Scancarello, la bidella Cristina Lunerti, il giovane immigrato cingalese, Kelum De Silva, uomo di fatica della pompa di benzina all´ingresso del paese.
Per nove mesi, in un borgo di 8 mila anime, questi adulti hanno maneggiato una peste che è dilagata fino a mangiarsi tutto. Amicizie, rapporti di vicinato, la gioia di mettere a letto un figlio o di mandarlo a dormire a casa di un amichetto. Di accompagnarlo a scuola e godere delle sue recite natalizie. Le prime denunce - 6 casi di dichiarato, ripetuto e orribile abuso - sono del luglio 2006. I genitori che le sporgono non ne parlano. Le custodiscono come un terribile segreto di cui vergognarsi. La Olga Rovere è una scuola dell´infanzia di eccellenza (nel ´99, viene indicata come la migliore materna della regione Lazio). La sua coordinatrice scolastica, Silvana Magalotti, una maestra sui banchi da 30 anni, ormai nonna. Per ogni genitore, un´amica a cui rivolgersi. Per il paese, «la maestra con la casa piena di libri, più di quanti se ne possano trovare in tutta Rignano».
Luglio 2006 è un tempo lontano. Ma le accuse sono già terribili. Eppure, non sembra esserci fretta. In una nota dei carabinieri della compagnia di Bracciano al pubblico ministero di Tivoli dei primi di agosto dello scorso anno, si segnala l´«inevitabile stasi investigativa in vista dell´estate». La scuola è chiusa e qualcuno deve pensare che la pedofilia se ne va in ferie. E´ un fatto che il primo settembre la Olga Rovere ha una nuova preside, Loredana Cascelli, che - come ripete ancora oggi - ignora quale spaventosa nuvola si vada addensando sulla sua scuola. Nessuno la informa. Forse perché nessuno al Provveditorato sa. Forse perché ai genitori che sanno è stato detto dai carabinieri e dal magistrato di non parlare. Fino a quando, il 12 ottobre, alle 8 del mattino, l´asilo appare agli occhi dei genitori che accompagnano i propri figli come il set di una fiction televisiva. Nastri fosforescenti, carabinieri in tuta bianca (il Ris) che scavalcano cancelli e isolano alcune aule come scena del crimine.
Pedofilia.
La parola apre le cronache dell´edizione del 13 ottobre del "Corriere di Viterbo" e una volta esaurito il giornale se ne volantinano le fotocopie. Perché tutta Rignano sappia. Con le fotocopie ci si scambiano i nomi delle maestre indagate (arrestate martedì), che nessuno pronuncia, ma su cui comincia un silenzioso processo. Nei bar e nelle case dei bambini che frequentano le loro classi. Il 14 ottobre, in un consiglio di Istituto straordinario della "Olga Rovere", la preside comunica che «all´ordine del giorno non c´è il blitz dei carabinieri e dunque i genitori che occupano la scuola per avere notizie sono pregati di allontanarsi».
«Quel giorno è cambiata la mia vita», racconta Roberta Lerici, 42 anni, attrice e autrice di testi teatrali, madre di tre bambini. I primi due alla Rovere negli anni in cui era un vanto frequentarla. L´ultima, fino al gennaio scorso, quando è stata ritirata. Parla nel tinello della sua casa nella campagna di Morlupo (pochi chilometri da Rignano), su un divano rosa dove è spesso costretta ad interrompersi perché i figli non sentano («Mamma, posso fare anche io un´intervista?»). «Ero basita - dice - Nessuno sembrava voler prendere in mano la situazione, finché un giorno, al "bar Gran Sasso", non incontrai il nonno di una bambina che fa il giornalista e venne l´idea di costituirsi in associazione per tutelare i diritti dei bambini ed esigere che le maestre sospettate venissero allontanate». Aderiscono circa 100 genitori, per altrettante famiglie (i bimbi che frequentano la materna sono in tutto 255). «Almeno quaranta di loro sono stati abusati», dice Roberta.
Ma come, non erano sei? «No, sono cresciuti nel tempo. Sappiamo che, dopo il blitz di ottobre, almeno 80 bambini sono stati accompagnati dai loro genitori a farsi refertare a Roma, all´ospedale Bambin Gesù». E con che esito? «Nessuno lo sa con certezza. So che i carabinieri dicono che ci sarebbero sei casi di bimbe deflorate. E sappiamo anche che alcuni di questi bambini sono oggi in terapia con gli psicologi messi a disposizione del comune di Roma».
Come un´onda che monta, una parte di Rignano scopre che un´intera leva dei propri bimbi manifesta sintomi riconducibili a possibili violenze subite. Le denunce dei genitori si impilano sui tavoli dei carabinieri di Bracciano.
Ancora Roberta: «Della pedofilia non sapevo nulla. Mi sono messa a studiare. Ho scaricato da internet 2.500 file di interesse. E ne ho selezionati 600. Ho cominciato a trovare analogie con altri casi. E dopo che la preside della scuola mi aveva detto che "A Rignano sarebbe finita come a Brescia, con tante assoluzioni", ho preso contatto con l´Associazione Prometeo. Ho studiato i processi di Brescia per i fatti degli asili Abba e Serelli. Ho capito quali errori non dovevamo ripetere. Ho scoperto cos´è "l´abuso rituale" e il ruolo delle donne. Cosa il "satanismo"».
L´Agerif diventa il luogo in cui «parlare», trovare conforto alla paura, ma anche, forse, contagiarsene. Spedisce 120 mail in ogni stanza di governo e sottogoverno. Contatta lo studio legale di Vincenzo Siniscalchi per offrire assistenza legale ai genitori che non possono permettersela. Roberta Lerici prepara un dossier di una cinquantina di pagine. Il sindaco mette a disposizione per la loro prima assemblea il teatro comunale Paladino. I genitori lo riempiono in novembre e ancora il 13 dicembre 2006, quando la preside della "Rovere", per mano ai suoi bambini in lacrime che non si spiegano tanta aggressività verbale verso la madre, affronta una folla inferocita, il sindaco, un assistente sociale e due ispettori del Ministero della pubblica istruzione.
Rignano diventa una prigione. Come la Rovere. Una circolare interna fa divieto assoluto di ingresso ai genitori nei locali della scuola. E agli insegnanti, durante la giornata, di cambiare i pannolini a chi se la fa sotto. Perché nessun bimbo torni da scuola raccontando di essere stato anche soltanto sfiorato nelle sue parti intime. A Natale, la recita viene fatta in giardino. Ma senza i genitori, che si accalcano alle inferriate, come in uno stadio a porte chiuse. Il 19 dicembre 2006, il ministro Fioroni autorizza la sospensione cautelare dei docenti indagati, ma non conoscendone i nomi delega all´ufficio provinciale della scuola e al consiglio di Istituto. Il 27 febbraio, un manifesto firmato da tutte le insegnanti della scuola d´infanzia viene affisso in ogni angolo di Rignano e della Rovere. Si chiede di «mettere fine a un linciaggio infame». Qualche settimana dopo, le maestre arrestate martedì vengono sospese.
A Tivoli, il pm Marco Mansi, lavora sui casi di luglio. Come? Il professor Franco Coppi, avvocato difensore di Gianfranco Scancarello, la racconta così: «Cinque dei sei referti medici sui bambini presunte vittime degli abusi sono negativi. Non è stata riscontrata alcuna traccia di violenze anche pregresse. E allora mi chiedo: se è vero che in queste spaventose sedute di violenza di gruppo venivano usati su bimbi di tre anni oggetti profondamente invadenti, come è possibile che non sia rimasta neppure una cicatrice? Che i loro genitori non abbiano notato subito lesioni che nessun bimbo può nascondere? Il sesto caso, poi, certifica una cicatrice interna che non si esclude possa essere congenita». Nessun riscontro medico oggettivo, insomma. Ma, anche, nessuna voce diretta dei bambini. Non li ha sentiti il magistrato. Non li hanno sentiti i carabinieri. Li ha sentiti la dottoressa Marcella Battisti Fraschetti, consulente del pm. Ma - a quanto riferisce Coppi - non ha registrato nessuna delle sue sedute. «Abbiamo solo le sue relazioni scritte. E le parole dei genitori. Pensa che bastino, non dico per una condanna, ma per autorizzare un linciaggio pubblico?». «Certo - conviene il professore - qualcosa in quel paese e in quella scuola deve essere accaduto. Ma cosa è accaduto? E chi sono le vittime e chi i carnefici?».

***

PER CONTINUARE VAI ALLA SCHEDA 2 DEL GRUPPO RIGNANO