Alberto Mattioli, La Stampa 17/2/2006, 17 febbraio 2006
Il bel canto e le balene che non si sono più
L’opera starà anche morendo, ma almeno muore in bellezza. E non in senso figurato: l’ultima generazione di primedonne è fatta di belle donne. Per carità, le cantanti belle ci sono sempre state, come ci sono sempre state belle donne diventate cantanti (Lina Cavalieri docet: voce modesta, ma arrivò al Met, e con Caruso). Però una volta le Virginie Zeani o le Anne Moffo erano l’eccezione, non la regola. Sarà la necessità di lavorare di diaframma, sarà che il grasso fa voce, ma lo stereotipo del soprano-balena ha retto a lungo. Chi non ha mai pensato che la Callas si sia ridotta la carriera riducendosi il punto vita alzi la mano. E beati gli spettatori all’Opéra di Parigi di quella Tosca mitica in cui Montserrat Caballé si appoggiò a un banco di Sant’Andrea della Valle e lo schiantò sotto il suo peso fra le risate generali (e vabbé che il Cavaradossi franato con lei era Pavarotti: mal comune in scena, doppio gaudio in platea).
Adesso invece, prodigio delle diete o colpo di bacchetta magica del marketing, le primedonne, soprattutto quelle discografiche, sono diventate delle modelle. Segni particolari: bellissime. Tutte sexy, sottili, eteree. Tutte taglia 38 o al massimo 40 (in qualche caso anche come voce, ahimè). Anna Caterina Antonacci regna su Parigi grazie al francese impeccabile e al furore interpretativo, ma anche perché è la Monica Bellucci della lirica. E alla folgorante carriera del mezzosoprano ceco Magdalena Kožena hanno certo giovato l’occhio azzurrissimo e la gamba chilometrica (e fors’anche la love story con sir Simon Rattle...). Con la russa Anna Netrebko il glamour è asceso a vette hollywoodiane. La voce che viene dal freddo, la Violetta in miniabito che ha stregato Salisburgo, la Cenerentola dal passato abilmente costruito dagli strateghi dell’immagine (faceva le pulizie al teatro Marinskij, poi l’audizione con Gergev «and a star is born!») ha rivitalizzato le vendite della Deutsche Grammophon e ieri l’altro al ballo dell’Opera di Vienna ha eclissato Paris Hilton.
Adesso la Dg ci riprova con il mezzo Elina Garancva (si legge «Garancia»), 30 anni, di Riga dunque lèttone per la gioia di chi ama i calembour (basta spostare un accento per evocare scenari peccaminosi), bellissima, biondissima e purtroppo sposatissima. Contratto in esclusiva anche per lei, con un recital appena uscito dal titolo strambo, Aria Cantilena, ma dal contenuto decisamente buono. Del resto, era stata brava tanto nella Cenerentola di Irina Brook a Parigi quanto in un recente doppio Rosenkavalier a Vienna e a Parigi.
I teatri italiani naturalmente non se ne sono ancora accorti (lasciateli riposare in pace) ma in Italia arriverà quest’estate, a Cortona per uno Stabat Mater di Pergolesi che si prospetta esteticamente incandescente, perché l’altra voce sarà quella della Netrebko. Insieme incideranno anche i Capuleti di Bellini, Elina in Romeo e Anna in Giulietta. Una bionda, l’altra mora: ma non chiamatele veline della lirica, perché oltre alle gambe c’è di più. A domanda, Madame Garancva risponde con solido buonsenso: «Perché oggi le cantanti sono belle? Ma perché siamo più belli tutti! un fenomeno generale: la gente fa sport, le diete, cura il look. Dobbiamo restare delle balene soltanto noi?»